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La guerra affonda l'Italia, le previsioni del Fondo Monetario Internazionale

Pietro De Leo
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Il mondo paga pegno per la guerra in Ucraina e l’Italia è tra i Paesi a subire le conseguenze maggiori. È il resoconto che si ricava dalle stime del World Economic Outlook, il rapporto semestrale del Fondo Monetario internazionale che monitora le condizioni dello scenario macroeconomico, con una attenzione focalizzata sul Pil, crescita potenziale, inflazione.

Dunque, da Washington arrivano numeri preoccupanti. La Germania e l’Italia, infatti, vengono individuate come le economie avanzate che subiscono maggiori previsioni a ribasso. Per Berlino si quantifica un 1,7% in meno rispetto alle previsioni di gennaio. Per l’Italia, invece, un calo dell’ 1,5%, che fa attestare il Pil al 2,3%, rispetto al 6,6% dello scorso anno. Washington ricollega la causa di questa performance alla «maggiore dipendenza» energetica di Roma e Berlino rispetto alla Russia. Tuttavia, il trend negativo è generalizzato. Più contenuti, ma in ogni caso evidenti, i cali anche per Gran Bretagna (-1%), Francia (-0,6%) e Spagna (-0,9). A livello globale, la crescita è destinata a stopparsi al 3,6% quest’anno, indietro di 0,8% nei confronti del 4,4% preventivato a gennaio. Ben più ridotti, invece, i cali per i giganti Stati Uniti e Cina. Mentre il primo dovrebbe raggiungere il 3,7%, lasciando per strada appena uno 0,3%, Pechino invece dovrebbe crescere del 3,4%, perdendo lo 0,4. Tuttavia, sulla Cina più che il contesto della guerra in Ucraina pesano gli effetti ancora dolorosi del Covid, che hanno portato il regime a scegliere la linea di nuovi lockdown. Nel giro di un altro anno, a questo dovrebbe aggiungersi anche un -0,2 portando dunque il totale del calo all’1%.

Sulle conseguenze della conflitto, il Fmi utilizza una metafora assai pregnante: «Gli effetti si stanno propagando in maniera ampia e a distanza come onde sismiche che dall’epicentro di un terremoto si diffondono prevalentemente tramite i mercati delle materie prime, il commercio e i collegamenti finanziari». E il rapporto aggiunge: «Dato che la Russia è un fornitore primario di petrolio, gas naturale e metalli, e che assieme all’Ucraina lo è di grano e mais, l’attuale atteso calo delle forniture di queste materie prime ha già causato notevoli aumenti dei prezzi. Europa, Caucaso, Asia Centrale, Medioriente, Nordafrica e Africa sub sahariana sono le regioni più colpite. I prezzi di alimentari e carburanti colpiranno le famiglie a basso reddito».

Ma c’è anche un altro spaccato fornito dal Fondo Monetario Internazionale. E lo si ricava dal Financial Stability Report, documento che analizza gli sviluppi delle finanze pubbliche e che offre un particolare spaccato sull’inflazione. Questa, si legge, resterà «ostinatamente alta e significativamente sopra l'obiettivo in molte economie avanzate». Dunque le banche centrali «dovrebbero agire con decisione per impedire che la pressione inflazionistica si consolidi ed evitare un disinnesco delle aspettative di inflazione». In questo quadro si colloca la necessità di «normalizzare la politica monetaria a un ritmo più veloce di quanto previsto solo pochi mesi fa per riportare credibilmente l'inflazione all'obiettivo».

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