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Giuseppe Conte sfida il premier Draghi: il penultimatum M5s prima del vertice grillino

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Nel giorno dell'avvio delle consultazioni online per riconfermare la sua leadership nel Movimento 5Stelle, Giuseppe Conte lancia il guanto di sfida al presidente del Consiglio, Mario Draghi: "Ribadiamo il no all'aumento massiccio delle spese militari a carico del bilancio dello Stato. Il governo non forzi la mano" altrimenti "è il governo che si assume la responsabilità di porre in fibrillazione l'azione dell'esecutivo. Il M5S non vuole affatto una crisi di governo".

L'avvocato pugliese, insomma, adotta la linea muscolare rimarcando il peso che i pentastellati hanno sia nella compagine a Palazzo Chigi sia come maggioranza relativa in Parlamento. Tanto da annunciare che si muoverà su due fronti: "Mi confronterò con il premier Draghi nei prossimi giorni" e nel consiglio dei ministri "la nostra delegazione rappresenterà queste posizioni".

Il tutto espresso con decisione davanti alle telecamere di Lucia Annunziata, durante la trasmissione "In mezz'ora in più" su Raitre, durante la quale Conte è stato interrogato sull'aumento delle spese militari del 2 per cento del Pil e dell'invio delle armi all'Ucraina. Per il presidente in pectore del Movimento, infatti, "di fronte all'instabilità di questo conflitto non si può rispondere con una reazione emotiva e alcune spinte a un riarmo indiscriminato", senza contare, scandisce "se qualcuno vuole cambiare il patto per cui è nato questo esecutivo, è un elemento nuovo e il governo su questo ci deve ascoltare".

Conte non chiude tuttavia la porta del dialogo avanzando quasi un ipotesi di compromesso: "Noi non siamo contrari all'ammodernamento tecnologico della difesa, degli investimenti vanno fatti, anche sulla cybersecutiry, ma i 27 paesi dell'UE fin qui spende 4 volte la Russia e un po' meno della Cina. Io non sono contrario a un incremento fisiologico della spesa militare, qui stiamo parlando però di fondi straordinari, non possiamo distrarre dalle spese fondamentali per i cittadini".

La parola ora passa alla riunione di maggioranza che si terrà domani sera alle 20, durante la quale i capigruppo di maggioranza delle commissioni Esteri e Difesa del Senato e il governo - rappresentato dal ministro per i Rapporti col parlamento, Federico D'Incà e dal sottosegretario Vincenzo Amendola - dovranno fare il punto. Sul tavolo varie opzioni, tra cui quella di fare proprio l'odg di Fratelli d'Italia per evitare il voto, presentarne uno cercando di rendere graduale l'aumento delle spese militare, magari puntando più sul rafforzamento del settore Difesa - in termini di innovazione, cybersecurity, nuovo personale, esperti in cybersecurity, di paecekeeping e di sanità militare - oppure mettere la fiducia in aula al Senato.

Da questa riunione e dall'accordo che si troverà, dipende anche la stesura del Documento di economia e finanza, che Draghi ha annunciato che sarà licenziato entro la fine del mese. Fonti governative non danno nulla ancora per deciso, tantomeno quale formula sarà adottata per inserire una spesa extra come quella militare. Una cosa è certa: Draghi non ha alcuna intenzione di contravvenire agli accordi con la Nato. Intanto a palazzo Chigi si sono attivati i canali diplomatici per la telefonata che il premier ha annunciato con Vladir Putin. La data non è stata ancora fissata - filtra da palazzo Chigi - l'ipotesi tuttavia è che si svolgerà dopo il colloquio telefonico che il presidente francese, Emmanuel Macron, avrà con il presidente russo tra domani e martedì.

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