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Il Draghi falco non piace neanche a Renzi: "E' il momento del dialogo, meglio Macron..."

Il leader di Italia viva invita alla descalation e critica anche i toni belligeranti di Biden

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Anche Matteo Renzi critica i "falchi" della guerra. Posizione a cui negli ultimi giorni sembra essersi iscritto anche il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. «Continua la tragedia ucraina. Tragedia che è innanzitutto umanitaria con un carico di morte e dolore inaccettabile. Ma c’è anche una forte dimensione politica. Siamo in presenza di quello che Giorgio La Pira avrebbe chiamato "tornante della storia": è in gioco il futuro dell’Europa, l’equilibrio geopolitico mondiale, il ruolo della Nato. Davanti a questi problemi, occorre una grande intelligenza politica per recuperare il recuperabile e costruire il domani». Così Matteo Renzi nella sua enews.

«I cittadini che vedono certe immagini possono lasciarsi andare a emozioni e reazioni, chi fa politica ha il dovere di trovare una soluzione - prosegue il leader di Italia viva -. Un cessate il fuoco è la priorità: si può fare solo mettendo allo stesso tavolo i contendenti e, per questo, la de-escalation, anche verbale, è fondamentale. Le responsabilità sono chiare: Putin è l’aggressore, il popolo ucraino l’aggredito. Ma una volta che abbiamo detto e ribadito il concetto, senza giustificazionismi di sorta, serve lavorare per costruire la pace. Qualcuno dice che non bisogna dialogare e che non è questo il tempo della diplomazia. Io penso che sia sempre il tempo del dialogo, perché senza dialogo non c’è pace».

«E se non c’è pace, i bambini ucraini continuano a morire. Questo è il motivo che mi ha spinto a esprimere pubblicamente tutto il mio apprezzamento per il lavoro, difficile ma serio, che sta facendo il presidente Macron, anche rispetto a certe posizioni molto più dure che arrivano dai nostri amici e fratelli americani - aggiunge -. A chi mi dice: "Matteo, ti vorremmo più in Tv sulla questione ucraina", do appuntamento a giovedì, quando sarò ospite di Myrta Merlino alle 13. Ma dico anche che non è facile discutere di temi così drammaticamente strategici in talk televisivi, tra una pubblicità e l’altra. Siamo circondati da persone che preferiscono gli slogan ai ragionamenti».

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