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Mario Draghi avanti come un treno sull'aumento delle spese militari. Tensione con il M5S: astenuti

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Il premier Mario Draghi nell’Aula della Camera cita De Gasperi, ricorda che i fondatori dell’Unione europea per perseguire la pace «avevano progettato la Comunità europea di difesa». «Ed è proprio per questo - dice - che noi vogliamo creare una difesa europea. Ed è per questo che noi vogliamo adeguarci all’obiettivo del 2% che abbiamo promesso nella Nato». Dunque, nessuna retromarcia del governo sulle spese militari. Ma le tensioni nella maggioranza restano. Al Senato non si presenterà alcun ordine del giorno analogo a quello approvato a Montecitorio, ma già oggi nella votazione per parti separate sulle risoluzioni, il Movimento 5 stelle si è astenuto sull’impegno al governo contenuto nel testo dell’ex pentastellato Romaniello affinché non si aumentino le spese militari, sul quale il governo aveva espresso parere contrario. 

 

 

Nella risoluzione di Romaniello si sottolinea «il recente indirizzo espresso a stragrande maggioranza dal Parlamento italiano di portare la spesa militare al 2 per cento del Pil, vale a dire circa 38 miliardi di euro l’anno, quasi il doppio dei 21,4 miliardi di euro speso nel 2019» e impegna il governo a razionalizzare e rendere «più efficiente l’attuale ingente spesa militare, senza alcun ulteriore incremento che rischia di gravare ulteriormente sulle economie degli stati membri, già fortemente indebolite dagli effetti della pandemia da Covid-19». Questa sera a palazzo Madama si terrà una riunione dei senatori pentastellati sul dl Ucraina. Il ‘caso Petrocelle’ resta irrisolto, il presidente della Commissione Esteri non ha intenzione di dimettersi. Ma la discussione all’interno del Movimento 5 stelle sull’invio delle armi e sulle spese militari è ancora aperta.

 

 

 «Conte - osserva un ‘big’ del Movimento - è stato chiaro. Noi porteremo avanti la sua linea». Ma una parte dei pentastellati non è sulla stessa lunghezza d’onda. Oggi il Capo dell’esecutivo è stato netto: «Non ci sono scuse per chi aggredisce, non ci sono scuse per Putin. Noi cerchiamo di fare la pace, ma bisogna essere in due per farla». Insomma, come si fa a non intervenire? «Dovremmo lasciare che gli ucraini perdano il loro Paese e accettino la schiavitù. È un terreno scivoloso che ci porta a giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro che hanno aggredito Paesi inermi, a cominciare da Hitler e Mussolini». Draghi nelle comunicazioni in Aula in vista del Consiglio europeo e dei vertici G7 e Nato è tornato a chiedere che già in settimana si arrivi a «decisioni ambiziose» in ambito Ue. Una gestione comune del mercato dell’energia, un approccio condiviso sugli acquisti e sugli stoccaggi, un tetto sul prezzo del gas: sono alcune delle battaglie che l’ex numero uno della Bce condurrà da domani. Intanto il Copasir ha avanzato la richiesta di audire l’ex premier Conte sulla missione denominata ‘dalla Russia con amore’, mentre Italia Viva ha depositato un’interrogazione a firma Garavini, Renzi, Faraone e Magorno al ministro Speranza.

 

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