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Mario Draghi prepara la trincea: evoca la recessione, poi si corregge. Torna lo spettro

Dario Martini
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«L'Italia rischia la recessione». Fonti qualificate raccontano che sarebbe proprio questo l'allarme lanciato senza tanti giri di parole da Mario Draghi durante il Consiglio dei ministri di ieri prima di volare a Versailles per il vertice dei capi di stato e di governo della Ue. Un termine, «recessione», che aprirebbe scenari catastrofici: dalla diminuzione della produzione alla contrazione della domanda, che si tradurrebbe in un'ulteriore esplosione dei prezzi con pesanti ricadute occupazionali. La situazione è critica. Si registrano già le prime carenze di materie prime, in particolare del ferro. Non a caso, il presidente del Consiglio ha subito corretto il tiro per tranquillizzare i mercati: «La nostra economia non è in recessione - ha detto ai giornalisti che gli chiedevano spiegazioni - la nostra economia continua a crescere. Quel che ho detto in Consiglio dei ministri è che noi dobbiamo affrontare queste mancanze, queste strozzature nell'offerta di materie prime subito, in tutti i settori, sostenendo le famiglie, sostenendo le imprese, ma anche diversificando le fonti di approvvigionamento». L'effetto della guerra in Ucraina, quindi, non ci farebbe piombare in recessione. Il governo, però, sta ipotizzando tutti gli scenari possibili.

 

 

Il Consiglio dei ministri si è aperto con due informative, quella del titolare dell'Agricoltura, Stefano Patuanelli, e quella del responsabile del ministero dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti. In entrambi i casi, le prospettive «non sono affatto buone». Secondo quanto riferisce LaPresse, il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, avrebbe evocato gli anni '80, quando vi era «uno scompenso tra salari e costo della vita». È allora che il premier avrebbe ribattuto scuro in volto: «Peggio, si rischia la recessione». Giorgetti ha proposto un fondo a supporto dei settori produttivi più colpiti, per evitare il rischio che un ulteriore aumento dei costi per l'approvvigionamento di materie prime e di semilavorati comprometta la sopravvivenza di molte imprese. Il titolare del Mise avrebbe prospettato anche di misure di protezione delle filiere nazionali disponendo il divieto di esportazioni di prodotti indispensabili alle attività strategiche. Patuanelli, invece, ha ricordato agli altri ministri che l'Ucraina, lo scorso anno, ha fornito il 3% delle nostre importazioni di frumento tenero e il 13% di mais. Però, di allentare le sanzioni su Mosca al momento non se ne parla. Lo ha confermato lo stesso Draghi da Versailles: «L'impatto maggiore della guerra sarà la distruzione dell'Ucraina: questo comporterà costi per l'economia europea. Ma la risposta non è allentare la pressione su Putin, è sostenere le nostre economie».

 

 

Un'opzione sul tavolo, che vede l'Italia allineata alla Francia, è quella di emettere debito comune garantito dagli Stati membri dell'Unione per sganciarci dalla dipendenza dal gas russo. Intanto, la Camera dei deputati cerca di dare l'esempio sul risparmio energetico. Ha deciso di anticipare di un'ora lo spegnimento degli impianti termici e della climatizzazione degli ambienti, con un taglio stimato dell'1,2% dei consumi elettrici. Inoltre, il Collegio dei questori ha inviato una lettera a tutti i deputati per spegnere la luce e i computer quando escono dall'ufficio. «Ti invitiamo a rappresentare tale necessità anche ai tuoi collaboratori», si legge nella missiva.

 

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