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Mario Draghi, tutti i flop del governo: dal fisco alla scuola alla figuraccia sulla multa ai no vax

Carlantonio Solimene
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"Prima facciamo, poi comunichiamo". Era stato questo il diktat di Mario Draghi nel primo Consiglio dei ministri. Mantra che aveva accompagnato i primi mesi del governo ma che poi è stato via via accantonato. E così anche Super Mario è stato colpito dalla più tipica malattia della politica, l'annuncite. Al punto che molti punti qualificanti del governo sono rimasti in parte sulla carta. Vuoi per le lungaggini parlamentari, vuoi per la maggioranza litigiosa, vuoi per le pastoie burocratiche contro le quali anche il «governo dei migliori» è andato a sbattere.

LA MULTA CHE NON C'È
È il caso, quest' ultimo, dello stop più eclatante e recente. La famigerata multa di 100 euro per gli over 50 che si sono ostinati a rifiutare il vaccino nonostante gli obblighi è rimasta finora sulla carta. L'ipotesi che a bloccarla fosse il Garante della privacy- per l'impossibilità di fornire l'elenco dei nomi dei non immunizzati - è stata smentita dal Garante stesso. A determinare i ritardi sarebbe stato semplicemente il fatto che la richiesta di far pervenire quegli elenchi all'Agenzia dell'Entrate sarebbe stata inoltrata solo il 15 febbraio. L'ok è arrivato quasi subito ma, considerato il lunghissimo iter delle contravvenzioni (tra comunicazione e possibile ricorso) la «punizione» pecuniaria, semmai ci sarà, arriverà molto il ridardo. Il ché, insieme all'irrisorietà della cifra, difficilmente smuoverà gli ultimi «scettici».

IL FISCO A PEZZETTI
Una frase a effetto del discorso col quale il premier chiese la fiducia fu invece quella sul Fisco, la cui riforma doveva essere «complessiva» e non fatta a «pezzetti». Peccato che proprio su questo il premier si sia contraddetto. Al momento, l'«epocale» cambiamento nel settore delle tasse si è ridotto a qualche rimodulazione delle aliquote Irpef. Il resto - dagli interventi sull'Ires a quelli sull'Irap fino alla solita razionalizzazione dell'Iva- è affidato al Parlamento con la delega fiscale. Che, però, di fatto si è arenata. La commissione Finanze della Camera ha chiesto il rinvio dell'arrivo della delega il Aula, che era previsto il 28 febbraio, perché vanno sciolti i nodi politici tra i partiti. I problemi riguardano soprattutto la riforma del Catasto. Che, di per sè, è già indicativa della tendenza al rinvio del premier. Si farà (se si farà) ma senza modificare il gettito fiscale. Un compito che toccherà, dal 2026, ai governi che arriveranno. Non male, come polpetta avvelenata.

LE PENSIONI BLOCCATE
Strategia simile è stata adottata per le pensioni. Il superamento di «Quota 100» finora si è limitato all'istituzione di «quota 102» per l'anno in corso. Per una complessiva riforma della previdenza, invece, il premier ha deciso di «aprire» un tavolo con le organizzazioni sindacali. I primi tre incontri tecnici si sono regolarmente tenuti. Ma non appena è arrivato il momento di affrontare il vero nodo- l'età pensionabile - il quarto incontro è saltato ed è stato riprogrammato a datada destinarsi. Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil, si aspetta «una risposta in tempi brevi». E ha ammesso che la sua impressione è che il ritardo sia dovuto soprattutto alla necessità dell'esecutivo di «verificare e calcolare la fattibilità economica» delle proposte avanzate dal sindacato. Il problema sono i soldi, insomma. E non sarà risolto a breve.

LA SCUOLA UNA PRIORITÀ (MA SOLO A PAROLE)
Tuttavia il punto sul quale maggiormente il premier ha dovuto fare i conti con la realtà è la scuola. Nel discorso della fiducia la inserì tra le priorità. E il segnale di riaprire quasi subito gli istituti nonostante l'emergenza Covid fu incoraggiante. Peccato che, nel corso dei mesi, nulla si sia fatto per migliorare davvero la situazione. È passata un'estate- quella del 2021 - senza che venissero aumentati gli spazi a disposizione degli studenti, senza che venissero potenziati i trasporti, senza che venissero accresciuti gli organici. Sicché, al ritorno in classe a settembre, l'unico intervento concreto del ministero è stato l'invito a «tenere le finestre aperte». Il guazzabuglio dei regolamenti su Dad e quarantene ha fatto il resto. E la campagna vaccinale- che nella popolazione scolastica è cominciata tardi non ha aiutato come in altri contesti. Anche in questo caso un annuncio cui non sono seguiti i fatti.

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