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Nello Musumeci terzo tra i delegati per il voto al Quirinale azzera la giunta

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"Musumeci non lascia, raddoppia e rilancia. Sa di avere dalla sua parte la stragrande maggioranza del popolo siciliano al di là dei partiti". E' furioso il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci. Il voto per la nomina dei delegati all’elezione del presidente della Repubblica manda in frantumi il governo regionale. Un regolamento di conti interno dal quale esce di fatto “sfiduciato” il presidente siciliano. "Non posso non prendere atto dell'esito del voto espresso dall'Aula e del suo significato politico - dichiara il governatore - Se qualche deputato, vile e pavido, si fosse illuso, con la complicità del voto segreto, di aver fatto un dispetto alla mia persona, si dovrà ricredere.

Il presidente bersaglio dei franchi tiratori è giunto solo terzo nella votazione in aula all'Ars per designare i Grandi elettori del Capo dello Stato: il presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè con 44 preferenze il più votato, 15 voti in più rispetto al presidente della Regione, superato anche da Nunzio Di Paola (M5s) con 32, votato anche da pezzi del centrodestra.

"Oggi pomeriggio si è votato al Parlamento siciliano per esprimere i tre delegati che dovranno partecipare all'elezione del capo dello Stato - si sfoga poi in una diretta Facebook il governatore - La prassi vuole che siano un rappresentante dell'opposizione, il presidente del Parlamento e il presidente della Regione. Di solito il presidente dell'Assemblea è il più votato, come è normale che sia, poi c'è il presidente della regione che prende i voti della sua maggioranza e poi il rappresentante dell'opposizone che prende i voti dell'opposizione. Oggi pomeriggio al presidente della Regione sono mancati 7-8 voti circa. Sono stato eletto lo stesso ma il dato politico rimane. Perché mancano questi 7-8 voti? Se il voto fosse stato palese avrei avuto più voti, ma perché questi voti sono mancati? Perché alcuni deputati hanno pensato di compiere nei miei confronti quello che in gergo giudiziario si chiama atto di intimidazione. Si tratta di una sorta di resa dei conti".

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