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Tony Augello, una coraggiosa e bella storia della destra romana

Francesco Storace
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Due fratelli e una comunità, aggrappati alle sponde di un piccolo, glorioso vascello. Era il Msi, era quel Msi, e c’erano i fratelli Tony e Andrea Augello, pilastri della destra romana. Nel ventennale della scomparsa di Tony – andato oltre troppo prematuramente – il fratello Andrea ha scritto un libro su di lui e sulle storie di quanti furono vicini ad entrambi. Domani, lunedì, il libro «C’era una volta mio fratello» sarà presentato alle 18 all’hotel Albani di Roma in via Adda, da Goffredo Bettini, Gaetano Quagliariello e da chi scrive. Modererà l’incontro – sotto l’egida della Fondazione Magna Carta – Luca Telese. Anzitutto l’autore, Andrea Augello, che ritroviamo dopo una straordinaria esperienza come eccellente assessore alla regione Lazio, immerso in una bellissima storia di cultura, ricca di riferimenti valoriali che danno senso alla militanza politica.

E poi, Tony, che dalle nostre parti definivamo come un cacciatore di sindaci da mettere in campo per contrastare quell’anagrafe del bisogno che a Roma era gestita da dc e Pci. Lo fece, per contrastare l’egemonia dei grandi partiti, puntando sui giovani ignorati, sui lavoratori abbandonati dal sindacalismo di regime e infiltrandoti nei quartieri più svantaggiati. Tra le tante, fu l’ideatore ostinato della candidatura di Gianfranco Fini a sindaco di Roma, pur militando nella corrente avversa, quella «rautiana». Tony Augello è stato un dono per tutti noi e avrebbe potuto esserlo anche per una città che amava, ne sarebbe stato sindaco perfetto. Amava una città dove bisognava portare la sfida nazionalpopolare, così ne dipinge il pensiero suo fratello Andrea. La forza del radicamento popolare, il tentativo di sollevare i quartieri contro l’egemonia rossa, i comitati di quartiere come le case popolari. 

Ce la racconta con straordinaria sagacia Andrea, nel descrivere una vita vissuta crescendo assieme a Tony, l’immersione nei romanzi belli, il sapore della cultura che ha circondato le loro vite. E soprattutto il vissuto di quello comunità missina che era altro rispetto al resto della società. I vinti che non furono fatti prigionieri e coltivavano «sogni, rimpianti, memorie, speranze di milioni di italiani». Ma anche gli anni durissimi. Quell’ansia dopo la strage di Primavalle, il terribile salto di livello dell’estrema sinistra. Non era facile evitare il richiamo del terrorismo, e Tony - ricorda Andrea - a Roma rappresentò con altri dirigenti e militanti il freno alla tentazione «di armare un partito dietro il partito», mentre quei ragazzi morivano a grappoli.
 

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