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L'ora dei veleni sul Colle: tutti appesi a Mario Draghi. Voci su una «fuga» di dieci parlamentari di Italia Viva

Dario Borriello
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La partita per il Quirinale è ancora tutta da scrivere. Soprattutto ora che Sergio Mattarella ha socchiuso ancora un po’ in più la porta a una sua rielezione, per le forze politiche servirà un surplus di riflessione per arrivare a gennaio con le idee chiare. I nomi, intanto, circolano: Giuliano Amato, Silvio Berlusconi e soprattutto Mario Draghi. Ma proprio sul premier si concentrano le attenzioni di due «blocchi» ben definiti: da un lato chi vorrebbe una sua permanenza a Palazzo Chigi per chiudere il cerchio su Pnrr e campagna vaccinale, dall’altro chi invece preferirebbe un suo trasferimento al Colle, sperando che questo spalanchi le porte a elezioni anticipate. Perché l’ex Bce ha un peso specifico oltre che un ruolo di collante ed equilibratore in questa fase storica, che difficilmente altri, seppur titolati e competenti, potrebbero mettere sul piatto. Anche Daniele Franco, l’attuale ministro dell’Economia, potrebbe avere la certezza di tenere tutti sotto lo stesso ombrello. I protagonisti di questa trattativa hanno capito che ogni alito di vento rischia di trasformarsi in un tornado, così le carte, dopo un primo exploit, tornano coperte.

 

 

Come dimostrano le parole di Giuseppe Conte al quotidiano economico olandese «Het Financieele Dagblad»: «Il Movimento 5 Stelle non cerca di trasferire Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale. Anche se non c’è dubbio che il candidato presidenziale più adatto sia qualcuno di alta morale, capace di raggiungere l’unità nazionale», si limita a dire il leader M5S. Ribadendo un concetto già espresso più volte, negli ultimi giorni: «Il presidente del Consiglio è chiaramente una risorsa per il Paese e sta svolgendo un compito importante in una fase delicata: proteggere il Paese e attuare efficacemente il piano di rilancio. Una sfida complessa in cui lo sosteniamo». Anche se le idee non sono ancora chiare, il dibattito nel mondo politico comunque va avanti. Per la senatrice Pd, Valeria Fedeli, «ritengo siano maturi i tempi per la candidatura di una donna».

 

 

In Forza Italia, invece, molti coltivano il sogno di vedere Silvio Berlusconi al Colle: «Sarebbe il coronamento di un impegno politico-istituzionale che un uomo della sua caratura meriterebbe», dice Sestino Giacomoni. Poi c’è la polemica tra Matteo Renzi e il suo ex partito. Il leader di Iv accusa il Pd di «spinnare ai giornali eventuali problemi di Italia viva: il sito di Repubblica dice che 10 nostri parlamentari lasciano, esattamente lo stesso giochino dell’altra volta sul Conte 2». Il dito è puntato guardando alla «sfida a scacchi» per il Quirinale: «Loro pensano che si possa arrivare a creare una maggioranza per il capo dello Stato giocando a dividere». Ma l’ex premier rincara la dose: «Il Pd, lo abbiamo visto sul ddl Zan, è il partito del "bla bla bla". Cioè gioca a tentare di dividere le persone che ha accanto e pur di arrivare a quel risultato sacrifica il vero disegno strategico visionario». La tensione inizia ad aumentare, la strada verso il nuovo capo dello Stato è già in salita.

 

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