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Forza Italia, gli azzurri tirano a campare. E comandano le donne

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Arnaldo Magro
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Ma quant' è moderato Berlusconi! Ma che leader d'esperienza Berlusconi! Ma meno male che in Italia a destra c'è Berlusconi!». Renato Brunetta non sta più nella pelle. Oramai i suoi desiderata sono esplicitati senza più mezzi termini. Il sogno, in sostanza, è un centrodestra ma senza più la destra. Che poi basterebbe rimembrare i principi algebrici elementari di sottrazione, per dedurre che senza la destra, rimarrebbe solo un partito di centro. Che per il ministro Brunetta andrebbe pure bene, se solo un anno fa a luglio 2020, quando le voci di un rimpasto si facevano insistenti ed il suo nome circolava nelle segrete stanze, sembrava pronto a sposare pure la causa del governo Conte2 e del nefasto Mes: «Dovevamo votare col governo lo scostamento di bilancio». 

In verità, dopo il ballottaggio delle recenti elezioni amministrative, nulla sarà più come prima nel campo del centrodestra. In Forza Italia, non solo si gonfia il petto in virtù del 5.3% a Torino o del 3.5% a Roma. Non si perde mai occasione per gettare ombre sugli alleati sovranisti Salvini e Meloni. Quelli brutti e cattivi che hanno perso le amministrative. E se così facendo si fa il gioco della sinistra, tanto meglio, in vista di un prossimo riposizionamento politico, tutto fa brodo. Lo si esterna pubblicamente ma lo si fa anche internamente, per cercare di celare quei malumori che serpeggiano in via della Scrofa. Ad un anno dalle politiche, del resto, con percentuali così basse, bisogna pur garantirsi il futuro.

Del rapporto controverso Ronzulli-Gelmini si è scritto e si parla già da anni. Entrambe hanno la propria schiera di fedelissimi. Poi ci sono pure le sottocorrenti, quelle che ritrovatesi insperatamente a fare i ministri, nutrono un senso di riconoscenza e devozione verso il solo Gianni Letta. Per il momento rimane tutto nel sottobosco, meglio restare riparati sotto l'ombrello ventennale di quello che i voti, li porta a casa. Quel Silvio Berlusconi tornato candidabile a tutto: dal Quirinale a federatore maximo del centrodestra. Tra sei mesi poi si vedrà, quale strada percorrere. 

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