Il blindato a difesa del Palazzo simbolo dell'impotenza dello Stato
Quella camionetta davanti a Palazzo Chigi sigilla l’impotenza dello Stato. Ieri pomeriggio Roma si è svegliata dal torpore con incidenti che non si ricordavano da anni in pieno centro della città. Il no green pass come grido di guerra. Popolo contro polizia, non avremmo mai voluto vederlo.
Eppure qualcuno che ha preordinato l’assalto che puntava a Palazzo Chigi c’era. Assieme a un servizio d’ordine che contava su qualche decina di poliziotti e poche autoblindo. Arrivi - in tanti - in centro e se vuoi terrorizzi chi c’è. Bastava guardarle le persone che si sono rifugiate nei grandi magazzini Zara e da lì assistevano attonite alle cariche di polizia e al lancio di bombe carta di qualche facironoso. Tutto questo per il green pass.
Una gestione deficitaria dell’ordine pubblico che evidentemente non aveva di fronte grandissimi specialisti nel disordine. Altrimenti ce li saremo trovati di fronte anche noi de Il Tempo, testimoni oculari degli incidenti andati avanti a lungo. Ed era triste vedere proprio quella camionetta con tanto di sirene a sorveglianza sgraziata del palazzo del governo. A Piazza Colonna ormai è facile fare di tutto, dal bagno in fontana all’assalto (pensato) di una folla che di questi tempi è facile caricare a mille da parte di chi ha voglia di menare. Ci va di mezzo la polizia, chiamata a fare il proprio dovere e che magari si chiede perché il servizio di piazza è stato allertato in grave ritardo. Un fiume di gente è sceso lungo via del Tritone senza trovare alcun ostacolo in divisa.
Sirene ovunque, suoni laceranti, acqua rovesciata sui manifestanti, lacrimogeni, tiro a segno di oggetti – anche bombe carta – sugli agenti. Eppure era stata annunciata la manifestazione, ma a piazza del Popolo. Come è stato possibile che si sia trasformato in un esercizio di violenza lo devono spiegare dal ministero dell’Interno e dalla Questura di Roma. La stessa occupazione della sede della Cgil colpisce e ferisce: che cosa si voleva ottenere?
Ormai il clima è davvero deteriorato. Si «combatte» contro una misura - il green pass - sicuramente contrastata, ma di durata di pochi mesi ancora. Ne vale la pena, oppure ci sono altri obiettivi? Qui starà la risposta che dovrà dare chi indaga dopo essersi fatto beffare in un sabato pomeriggio in cui tutto pareva scorrere nella consueta tranquillità. La contabilità afferma che erano diecimila i manifestanti. E certamente solo una minoranza quelli schierati contro i poliziotti. Perché se a pagare deve essere chi serve lo Stato, non c’è dubbio con chi sta il popolo. Con questa azione convinceranno anche chi era «contro» il green pass a scaricarlo. E a non far parlare più nessuno «contro». Una bravata inutile e violenta.
Cala il buio e si sente ancora il rumore delle sirene. Quanto è triste Roma così, per una guerriglia nel nome della «libertà». La invocano i manifestanti, dice di garantirla il governo. Si rimbalzano - pure loro - le accuse di fascismo. Da sinistra definiscono così chi stava in corteo, dal corteo rispondono con la stessa parola i provvedimenti di Draghi. No, qui non c’è fascismo, ma un paese diviso da una pandemia e da tante isterie collettive. Da una parte e dall’altra. Ma non toccate i poliziotti.