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Sulla giustizia asse Renzi-Lega: magistratura al collasso

Tommaso Carta
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Con duecento voti favorevoli, 27 contrari e nessun astenuto l’Aula del Senato ha votato la seconda fiducia, relativa all’articolo 2, sulla legge delega di riforma del processo penale. Il voto finale sull’intero provvedimento si svolgerà questa mattina. Poi l’Aula del Senato lavorerà al dl sul green pass trasmesso dalla Camera. Ma a fare notizia, nel giorno del dibattito a Palazzo Madama sulla riforma del processo penale, è soprattutto l’infuocato intervento di Matteo Renzi. Che ha indirettamente solidarizzato anche con l’«altro» Matteo, Salvini, a proposito della famosa intercettazione di Palamara in cui quest’ultimo indicava la necessità di «colpire» l’allora ministro dell’Interno. «Servono parole chiare su elementi di oggettivo mal funzionamento della magistratura. Quando le correnti dicono che vogliono stringere un cordone sanitario intorno al senatore X, non si deve preoccupare quel parlamentare ma il Senato», ha detto l’ex segretario del Pd in un intervento in cui si è scagliato contro la «correntocrazia» della magistratura «che è come la partitocrazia del 1991».

 

 

«La riforma Cartabia, che voteremo con convinzione, è un’ottimo primo passo - ha spiegato Renzi - che ci toglie dalla riforma Bonafede che doveva abolire la prescrizione e ha prodotto la prescrizione della riforma, e ci porta verso sfide nuove. Ma questa situazione viene a collocarsi nel momento più tragico della storia del potere giudiziario della vita Repubblicana». «Tanti di noi hanno rinunciato al gusto della verità per la paura - ha aggiunto - Perché per anni abbiamo consentito di lasciare non a dei singoli magistrati ma alla subalternità della politica, il fatto che fossero i pm a decidere chi poteva far carriera politica e chi no, perché abbiamo detto che un avviso di garanzia costituiva una sentenza di condanna. In questi anni il potere legislativo ed esecutivo hanno attraversato momenti di difficoltà, quello giudiziario mai, questo è il primo momento drammatico», ha insistito. «La magistratura nel 2021 ha iniziato un cammino preoccupantissimo. Devo dare atto all’attuale ministro degli Esteri di aver detto parole chiare e scuse, anche se timide e tardive. La guida M5S della giustizia è stata una guida giustizialista. C’è un elemento chiave da affrontare. In questo momento, dopo ciò che è accaduto nel dibattito politico, sono partite tensioni esplose in una guerra oggettiva, che stanno portando a indagini di magistrati su magistrati. Il problema non è la separazione delle carriere, il punto è lo strapotere vergognoso delle correnti. La vera separazione delle carriere è da fare tra la corrente e il magistrato».

 

 

Sul tema è intervenuto l’ex presidente del Senato ed ex magistrato Pietro Grasso. «È calendarizzato in commissione giustizia in Senato un disegno di legge a mia firma su una riforma del Csm che può impedire lo strapotere delle correnti senza ricorrere a modifiche costituzionali. Invito quindi Renzi e il gruppo di Italia viva a firmare il ddl e a favorirne l’iter». E a ricambiare la carezza di Renzi a Salvini, dal fronte del Carroccio, è arrivato il senatore Andrea Ostellari: «Anche Renzi ha ammesso che nella Giustizia italiana qualcosa non va. La battaglia della Lega per cambiarla è sacrosanta. Aiutiamo i magistrati a liberarsi da indebite influenze e logiche correntizie. Gli italiani meritano una giustizia giusta, amministrata da giudici che fanno carriera per i loro meriti, come la stragrande maggioranza sa fare sul campo ogni giorno. I quesiti referendari che abbiamo presentato servono anche a questo: arginare lo strapotere delle correnti».

 

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