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Il catasto frena il nuovo fisco. I timori per una manovra con la stangata sulla proprietà immobiliare

Filippo Caleri
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Il cantiere della manovra di bilancio è di fatto aperto. Ma non sembra sia partito con il piede giusto visto le polemiche che non si spengono attorno alla possibile revisione degli estimi catastali. Un intervento che, di fatto, comporterebbe un aumento della tassazione sulla casa per l’adeguamento dei valori immobiliari che ne deriverebbe. Una misura richiesta in maniera reiterata dall’Europa fin dall’epoca del governo Monti che affondò i suoi denti famelici sulle case degli italiani ma fu costretto a lasciare Palazzo Chigi prima di avviare la revisione oggi tornata in auge. Le polemiche che si sono sollevate dai partiti, soprattutto da quelli di centrodestra, sulla riforma del catasto hanno rallentato anche l’iter della riforma fiscale. La legge delega è in dirittura di arrivo e, dopo questa settimana, dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri la prossima. Il grosso dei fondi stanziati servirà dal 2023, quando l’intero pacchetto fiscale dovrebbe partire con la chiusura di tutti i decreti attuativi con i quali la legge delega sarà resa operativa. Ed è questo il punto che rischia di vanificare lo sforzo del lavoro del Parlamento che ha consegnato al governo all’unanimità un lavoro preparatorio per la revisione del modello di imposizione fiscale.

 

 

Il governo, infatti, una volta ottenuta la delega dalle Camere potrebbe anche forzare sulla revisione degli estimi e scrivere nei provvedimenti attuativi norme che intervengono in materia. Sarebbe uno schiaffo alla volontà parlamentare ma l’ipotesi, sebbene lontana, potrebbe essere percorribile se richiesta da Bruxelles. In attesa di capire quale sarà l’orientamento dell’esecutivo c’è da valutare l’utilizzo dei 2,3 miliardi già messi a disposizione nella legge di Bilancio per il taglio delle tasse. Le ipotesi sono molte: dall’eliminazione dell’Irap chiesta dalle imprese al taglio consistente del cuneo fiscale. Per ora una direzione non è stata ancora presa. Così come ancora il governo non ha ancora deciso se accompagnare la manovra con il classico decreto fiscale nel quale potrebbero entrare nuove misure di lotta all’evasione e un’estensione della fattura elettronica. Allo studio anche la richiesta di un nuovo intervento sulle cartelle e cioè di un ulteriore intervento di rottamazione dei ruoli sotto determinate soglie considerate non più riscuotibili. La situazione rischia comunque l’impasse.

 

 

Anche perché finora le indiscrezioni sul ritocco degli estimi non ha trovato una secca smentita da parte del governo. Così le associazioni sono già sul piede di guerra. «Ci preoccupa senz’altro l’indiscrezione che arriva dai quotidiani, non confermata dal governo, di un intervento su questi aspetti. Leggendo le prese di posizione di Forza Italia, Lega e FdI, la prima cosa che hanno fatto notare è che due mesi fa i partiti in Parlamento hanno preso, nel documento finale preparatorio della riforma fiscale, la decisione di non intervenire sulla revisione del catasto. Se il Parlamento ha deciso così non capisce perché il governo dovrebbe intraprendere un’altra strada. Sarebbe scandaloso se il parlamento non venisse tenuto in considerazione. Un aumento di tassazione sugli immobili è tutt’altro che necessario, sarebbe anzi necessaria una diminuzione della parte patrimoniale che negli ultimi 10 anni è passata dai 9 miliardi dell’Ici ai 21 miliardi di Imu». Questo il pensiero di Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, intervenuto ieri ai microfoni della trasmissione «L’Italia s’è desta», su Radio Cusano Campus.

 

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