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Grillo attacca gli Usa e critica Conte e Di Maio

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«La fuga disonorevole da Kabul resterà una macchia indelebile nei libri di storia sui quali studieranno i nostri posteri». Lo scrive sui social Beppe Grillo. Sul suo blog il garante del M5S pubblica un post con un lungo scritto di Torquato Cardilli che è stato Ambasciatore d’Italia in Albania, Tanzania, Arabia Saudita ed Angola. «Nella storia ci sono sempre stati vincitori e vinti - scrive Cardilli - Si può vincere in tanti modi: con l’inganno, con la fortissima motivazione nazionale, con l’astuzia strategica, con la superiorità in mezzi finanziari industriali, in uomini, in armamenti più avanzati e in tecnologia; al contrario si può perdere solo in due modi: a testa alta con onore da eroe o con la coda tra le zampe del disonore da vigliacco fuggiasco».

 

 

 

 

 

Nel 2001, ricorda, subito dopo l’attentato terroristico alle Torri Gemelle e al Pentagono, «l’amministrazione americana reagì come un’ape impazzita e cieca, decisa a utilizzare il suo pungiglione vendicativo contro il principe nero Bin Laden, di nazionalità saudita, ritenuto il mandante degli attentati che però erano stati eseguiti da terroristi sauditi e non afgani». Gli Stati Uniti, sottolinea quindi Cardilli, «avrebbero dovuto sapere che quella guerra sarebbe stata un fallimento».

Dal punto di vista italiano, prosegue Cardilli, «bisognerebbe chiedere il rendiconto di questa politica scellerata, assolutamente priva di vantaggi politici, economici, sociali, costata 64 vittime cadute, 700 feriti e 8 miliardi sottratti allo sviluppo del paese a tutta la filiera dei primi ministri da Berlusconi, Prodi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi sempre supportati dai Presidenti Ciampi, Napolitano, Mattarella e resa operativa dalla sequela di ministri degli Esteri, veri yes men, da Frattini, Fini, D’Alema, Bonino, Alfano fino a Di Maio».

In conclusione, «la Merkel, cancelliera tedesca ancora per poco, ha ammesso pubblicamente "abbiamo sbagliato tutto" mentre nessun altro leader europeo ha avuto il coraggio di fare autocritica per la guerra persa e per la fuga disonorevole da Kabul che resterà una macchia indelebile nei libri di storia sui quali studieranno i nostri posteri».

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