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Conte batte tutti: con lui al governo il record di procedure d'infrazione europee

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L’Italia nel 2020, durante il secondo anno di governo di Giuseppe Conte, ha registrato il picco di procedure d’infrazione Ue aperte, nel quinquennio 2016-2020. Secondo il rapporto annuale sull’applicazione del diritto Ue, diffuso dalla Commissione europea, il nostro Paese alla fine del 2020 contava 86 procedure d’infrazione aperte, record del quinquennio, che era iniziato a quota 70 nel 2016, per poi calare a 62 (record positivo) nel 2017.

 

 

Dal 2017 in poi il trend si è invertito: nel 2018 le infrazioni erano 70, nel 2019 77 e nel 2020 86. Nel solo 2020 sono state aperte 36 nuove procedure d’infrazione contro l’Italia (11 nel campo mobilità e trasporti, 8 nell’ambiente, 5 nell’energia, tra le principali). Nel 2020 l’Italia era il quarto peggior Paese dell’Unione per procedure aperte, dopo Spagna (99), Regno Unito (97) e Grecia (88). Il più ligio al diritto Ue era la Danimarca (31). La Germania ne aveva 79, la Francia 67. La procedura d’infrazione viene aperta quando un Paese membro non applica il diritto Ue: ha tre fasi principali, la lettera di messa in mora, il parere motivato e il deferimento in Corte, che può concludersi con sanzioni pecuniarie.

 

 

A mettere il dito nella piaga è il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che rivendica su Twitter i risultati in questo ambito del suo governo: "Infrazioni UE Con Conte il record di aumento infrazioni, sino a 36 nel 2020. Con Renzi record riduzione, dimezzate da 122 a 5".

 

 

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