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La Cartabia sbianchetta Bonafede, Renzi a valanga sulla riforma della giustizia

Giada Oricchio
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La riforma della giustizia, presentata dal Ministro Cartabia in CDM e su cui il presidente del consiglio Mario Draghi ha incassato l’appoggio delle forze di maggioranza per l'approvazione in Parlamento, è la nuova medaglia che il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, si appunta sul petto. A Stasera Italia News, il talk politico di Rete4, giovedì 8 luglio, Renzi è fiero di prendersi il merito di questa legislatura: “E’ una delle più pazze del mondo. Anche io ho chiamato Conte? No, lo hanno chiamato Salvini e Di Maio. Poi sul Conte bis, per fermare Salvini che ad agosto 2019 voleva pieni poteri al Papeete ci siamo messi contro e poi quando ho visto che i pieni poteri li chiedeva Conte non più in mutande e mojito come faceva Salvini bensì con la pochette, con le dirette Facebook e Casalino, ho pensato che bisognava bloccarlo. Ecco come nasce questa legislatura. Poi c’è la valutazione sul governo: Draghi al posto di Conte, Figliuolo meglio di Arcuri sui vaccini”.

E qui il senatore fiorentino si abbatte al pari di una valanga sui 5 Stelle: "Sulla giustizia oggi è finita l’era Bonafede perché c’è la riforma Cartabia anche se non è quella che sognavamo. La norma sulla prescrizione che oggi viene cambiata significa che Cartabia sbianchetta Bonafede. Per un anno pur di andare d’accordo ho sopportato di votare la fiducia a Bonafede che era il mio rivale quando diventai sindaco a Firenze. L’ho sempre considerato l’esatto opposto di quello che penso. Mi ricordo ancora quando ai primi tempi dei grillini veniva in consiglio comunale con la telecamerina. Una volta mi seguì anche in bagno dicendo "la gente deve sapere" e io "devo andare a fare la pipì!’". Se oggi hanno trovato l’accordo, bene così”.

 

 

 

 

 

 

Matteo Renzi rifiuta l’etichetta di “gemello diverso” di Matteo Salvini sostenendo che mai entrerà nel centrodestra nonostante l’evidente sinergia di questo periodo che lo allontana dalle posizioni di Enrico Letta, segretario di quello che fu il suo partito, il Pd. Il senatore di IV dedica le ultime risentite parole all’imprenditrice Chiara Ferragni che a proposito del ddl Zan ha scritto in un post: “I politici fanno schifo”. Renzi rivela: “In più di una circostanza ci siamo scritti messaggi whatsapp con Chiara Ferragni perché l’avevo difesa quando era andata agli Uffizi. Adesso ai suoi 24 milioni di follower dice che facciamo schifo. E’ un atteggiamento sbagliato. Io difendo il diritto della Ferragni di fare quello che le pare, ma non può dire una cosa del genere in modo così sguaiato, qualunquista e cialtrone”. Una constatazione che trova d’accordo il direttore Paolo Mieli: tutti i politici avrebbero dovuto stigmatizzare quello slogan superficiale.

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