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Meloni: "Michetti poco noto? Gireremo insieme Roma"

Carlantonio Solimene
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Il ricordo del pasticcio del 2016 era ancora vivido. Ripetere il balletto di cinque anni fa, quando dopo un lungo tira e molla Giorgia Meloni era scesa in campo nonostante la gravidanza e si era trovata contro persino parte gli «alleati», sarebbe stato imperdonabile. Per questo stavolta la leader di Fratelli d’Italia si è armata di tutta la pazienza di cui è in possesso e ha mantenuto il tavolo delle trattative per il candidato sindaco di Roma aperto fino alla fine.
Ha aspettato i tempi degli alleati quando le sembravano incomprensibili i continui rinvii, ha deciso di non ascoltare le parole di un amico come Guido Crosetto che, a un certo punto, ha adombrato l’esistenza di un «complotto» contro Fratelli d’Italia per non vincere a Roma e non far diventare troppo forte il partito di Giorgia. E ha preservato le ragioni dell’alleanza anche quando tra i leader non sono mancati gli sgambetti. Dal caso del Copasir, trascinatosi per mesi e poi risoltosi proprio ieri, fino alla nascente federazione, in cui qualcuno vede proprio un tentativo di ridimensionare Fratelli d’Italia. 
Alla fine l’unità della coalizione è stata preservata, ed era questo quello che contava. In più la Meloni ha ottenuto il candidato che aveva scelto personalmente, Enrico Michetti, sebbene per mettere tutti d’accordo il ticket preveda anche la presenza di Simonetta Matone, «preferita» da Lega e Forza Italia. Un risultato che la Meloni ci tiene a rivendicare come una vittoria di tutti. «A Roma sulle candidature ho vinto io? Direi che ha vinto la coalizione - spiega ospite di Restart, su Rai Due, pochi minuti dopo la "fumata bianca" - una coalizione che lavora per vincere quando si voterà. Abbiamo fatto un ottimo lavoro, offriamo alla Capitale d’Italia, dopo l’incompetenza improvvisata della Raggi, un modello diametralmente opposto. Offriamo dei professionisti estremamente competenti, sulle materie di cui si tratta».
Poi lo sguardo della leader di Fratelli d’Italia si spinge oltre la Capitale: «Sono molto contenta anche della conferma di Paolo Damilano per Torino, sta attirando su di sé parecchi consensi e attenzione. Nei prossimi giorni si deciderà anche per il candidato alla presidenza della regione Calabria dopo la scomparsa della compianta Jole Santelli e la settimana prossima arriveranno anche i candidati in via definitiva per le altre città che vanno al voto. Il centrodestra è perfettamente in partita, molto compatto con la voglia di vincere le prossime elezioni amministrative».  «Su Milano vedremo - aggiunge ancora ai microfoni di Rai Due - ma sicuramente puntiamo sulle squadre per dare alle città amministrazioni che sappiano fare bene». Poi, alla fine dell’ennesima giornata campale, la leader di Fratelli d’Italia si presta ai microfoni de Il Tempo. 

 

 

 

Presidente Meloni, il nodo del candidato a Roma è stato finalmente sciolto. Ma la formula del ticket Michetti-Matone (e Vittorio Sgarbi già designato alla Cultura) può apparire il compromesso tra chi non riusciva a decidere. Teme questo rischio?

«Assolutamente no, anzi è proprio l’opposto: il ticket è un valore aggiunto che conferisce alla nostra proposta serietà e autorevolezza. Il centrodestra lavora per vincere e ha scelto compattamente di sbloccare la candidatura a Roma proponendo i nomi di Enrico Michetti candidato sindaco e al suo fianco di Simonetta Matone pro-sindaco. Offriamo alla Capitale d’Italia un modello di concretezza e autorevolezza, diametralmente opposto a quello dell’incompetenza improvvisata che abbiamo visto dalla Raggi».

Quali sono a suo avviso i punti di forza dei candidati Michetti e Matone?

«Hanno due curriculum importanti sia da un punto di vista amministrativo che giuridico e si distinguono per competenza. Enrico Michetti è uno dei principali avvocati amministrativisti d’Italia: è la persona che in questi anni i sindaci e gli amministratori hanno chiamato per risolvere i problemi. È cavaliere al merito, insegna all’università e ha la particolarità di avere una grande capacità empatica con i romani, che in queste settimane mi hanno sommersa di messaggi e email di stima e fiducia nei suoi confronti. Anche il curriculum di Simonetta Matone è straordinario: magistrato, una persona che ha una esperienza di lungo corso ed è conosciuta grazie alle presenze in tv, dove è chiamata perchè considerata un’autorevole esperta e che si occupa anche dei temi che riguardano il sociale. E l’aumento del disagio sociale, che in questi anni è cresciuto purtroppo, rappresenta un’altra grande questione romana da affrontare».

 

 

 

I sondaggi avevano segnalato una scarsa conoscibilità dei candidati. Cosa avete in mente per superare questo handicap?

«Venerdì mattina (domani, ndr) li presenteremo ufficialmente insieme agli alleati. Sono già conosciuti ma lavoreremo insieme, in campagna elettorale, per portarli in tutti i quartieri della Capitale e per far toccare con mano ai romani la loro autorevolezza ed esperienza. Parliamo anche di persone che sanno parlare con i cittadini, preparate e che hanno capacità comunicative importanti e soprattutto una visione molto chiara di Roma. La Capitale d’Italia è in assoluto una delle realtà più complesse da governare: servono persone che sanno esattamente cosa fare per far funzionare la macchina amministrativa e ridare a Roma la grandezza che merita».

Calenda, Raggi, Gualtieri. Chi prevede possa arrivare al ballottaggio dei tre sfidanti e chi il centrodestra deve temere di più?

«Rispetto gli avversari ma non guardo alla sinistra: il centrodestra è compatto e ha tutte le carte in regola per vincere. Sono molto ottimista».
 

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