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DiMartedì, "non vale per Fedez ma per i leghisti". Pietro Senaldi fa a pezzi Concita e la sinistra

Giorgia Peretti
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Il monologo di Fedez durante il concertone del primo maggio continua a risuonare negli studi televisivi, nello specifico quelli di diMartedì, su La7. Il talk di approfondimento, sotto la conduzione di Giovanni Floris, nella puntata del 4 maggio torna a discutere del caso del cantante, del ddl Zan e della libertà di pensiero. Al centro della polemica anche le battute del duo comico pugliese, Pio e Amedeo, "politicamente scorretti" su gay e persone di colore, nel loro show "Felicissima sera" in onda su Canale 5.

Secondo il direttore di Libero, Pietro Senaldi: "Tutto sta nell'essere contro o a favore al reato d'opinione". E sottolinea: “Sono curioso che tra chi è a favore del reato d'opinione ci siano persone che danno del fascista agli altri". Il riferimento alla sinistra è chiaro, poco prima del suo intervento anche Concita De Gregorio, penna di Repubblica ed ex direttrice de L’Unità, aveva osannato il discorso di Fedez criticando aspramente invece le dichiarazioni dei leghisti. Un intervento in cui Senaldi scuote spesso il capo in segno di disappunto.

Per il direttore di Libero, il reato d’opinione sembra dipendere più da chi lo pronuncia anziché da cosa dice, riferendosi esplicitamente al passato del rapper. Infatti, Fedez in passato, in una sua canzone ha sbeffeggiato Tiziano Ferro per il suo coming out ("Cristicchi, vuoi che te lo ficchi?", recitava un suo pezzo nda), mentre Pio e Amedeo sembrano venire tacciati di omofobia apriori. "Se Fedez dice che a Tiziano Ferro piacciono i wurstel, allora nessuno dice niente perché è un artista - sottolinea Senaldi. “Se quattro consiglieri leghisti assolutamente periferici e alcuni anche espulsi dalla Lega, dicono certe cose, allora diventano oggetti di un comizio e oggetti di condanna. Le stesse cose, persone diverse. Questo è il pericolo del reato d'opinione, che si giudichi non la cosa in sé ma chi l'ha detta” conclude Senaldi.

 

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