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Covid, è guerra sulle riaperture tra spettacoli e sport. Oggi vertice Governo-Regioni

Angela Barbieri
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L'esasperazione di un intero settore, quello degli spettacoli e della musica dal vivo, è ormai arrivata a un punto limite dopo oltre un anno di chiusura pressoché totale, con migliaia di famiglie in difficoltà. E a gettare benzina sul fuoco del malcontento è arrivata la notizia dell'apertura parziale degli stadi per gli Europei di calcio, confermata ieri dall'ok della Uefa. Una novità, che se da un lato rappresenta il primo vero segnale di speranza per un ritorno, seppur lento, alla normalità, dall'altro è vista come fumo negli occhi da quanti invece non conoscono ancora una data certa per la ripartenza. Sul tema scende in campo il ministro della Cultura, Dario Franceschini: «Intendo fare tutto il possibile per garantire una riapertura. Ho chiesto al Cts, qualora venissero riaperti gli stadi al pubblico per partite di calcio, che se nello stesso luogo si svolgesse un concerto le regole dovrebbero essere le stesse, senza differenze».

 

 

Franceschini, per rendere ancora più chiaro il proprio impegno, ieri ha incontrato i lavoratori che hanno occupato il Globe Theatre a Roma: «Il tema non è solo riaprire subito, ma farlo in condizione di sicurezza avendo degli elementi certi per garantire una programmazione. Credo che dovremo puntare sui prossimi mesi che si prestano in Italia a una serie di eventi all'aperto. Riapriranno in condizioni di sicurezza anche i luoghi al chiuso». Poi ha spiegato che due giorni fa ha incontrato il Cts. «Ad oggi nella norma è prevista la possibilità di riaprire con il 20% dei posti di una sala al chiuso, al massimo 200 persone, e al massimo 400 persone all'aperto. Ho chiesto al Cts di poter passare al 50% della capienza, fino 500 persone al chiuso e fino a 1.000 all'aperto».

Anche i promoter degli eventi musicali sono preoccupati dalle differenze con il mondo del calcio: «Apprendiamo con grande felicità la notizia della possibile partecipazione dei circa 16mila spettatori alle quattro partite degli Europei. Quello che ovviamente auspichiamo, è che gli stessi criteri vengano applicati per il settore dello spettacolo e della musica dal vivo, in ginocchio da più di un anno», scrivono in una nota congiunta Roberto De Luca (Live Nation), Ferdinando Salzano (Friends&Partners) e Clemente Zard (Vivo Concerti). «Se i protocolli sicuri valgono per lo sport - aggiungono - devono valere anche per la filiera della musica live».

 

 

Intanto, continua il pressing delle Regioni sul governo per riaprire le prime attività. L'ipotesi è che si possa dare il via libera a bar e ristoranti, in forse le palestre, privilegiando le attività che si svolgono all'aperto. Il coprifuoco dovrebbe restare alle 22, anche se qualche governatore vorrebbe allungare a mezzanotte. Ne discuterà domani anche la cabina di regia del governo, presieduta dal premier Draghi, con i capidelegazione. Intanto, oggi si riunisce la Conferenza delle Regioni, che esaminerà le linee guida per la riapertura delle attività economiche, produttive e ricreative. Dovrebbe cambiare poco rispetto a quelle attualmente in vigore, se non la distanza interpersonale a due metri anziché uno. Ma non è difficile ipotizzare che la discussione potrà essere ampliata ad altri dettagli del dossier.

«Credo che già questa settimana definiremo il cronoprogramma per le riaperture», dice Mariastella Gelmini. «Non possiamo permetterci di perdere neanche un giorno», dichiara invece a LaPresse il presidente dell'Anci, Antonio Decaro. Che prova a tracciare una rotta per l'Italia: «Si deve attrezzare per permettere a tutte quelle attività che usufruiscono di spazi all'aperto di riaprire. Sicuramente la ristorazione ma anche centri ludici, palestre, cinema e tutto quelle attività che possono svolgersi all'aperto». E il ministro allo Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, spera che «la prossima settimana, sulla base dei dati, si possano dare segnali concreti di speranza».

 

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