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La verità di Luca Palamara: quando il "sistema" si compattò contro Berlusconi

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"Il 2013 era caratterizzato da un forte scontro tra la magistratura e Silvio Berlusconi e la magistratura si compattava, realizzando un sistema". Questa e altre bombe sul sistema della giustizia italiana sono presenti nel libro di Luca Palamara, a quattro mani con Alessandro Sallusti. Il magistrato ha raccontato "Il sistema" ieri sera da Nicola Porro, a Quarta Repubblica, e in una lunga intervista a Libero

 

Il magistrato ex presidente dell'Anm, finito sotto inchiesta, racconta a un attonito Porro le manovre delle toghe contro il fondatore di Forza Italia. "Il fatto di compattarsi contro Berlusconi - aggiunge l’ex pm - significa che la magistratura ritiene in quegli anni di mantenere la sua autonomia ed indipendenza in questo modo". Oggi, conclude Palamara, "c’è la volontà di dire riflettiamo su quello che è accaduto".

 

Già, perché Palamara non si sente "né colpevole né pentito. Il mio è un racconto fatto da dentro la magistratura, anche il Partito radicale in cui sono entrato appoggerà la commissione d’inchiesta". "Era necessario un rinnovamento della magistratura e una riflessione su cosa non ha funzionato ed io ho voluto fare un’operazione di verità" ha detto. 

L'ex enfant prodige dell'Associazione Nazionale Magistrati si è raccontato anche a Libero. "Ho scritto questo libro, oltre che per i cittadini, anche e soprattutto per venire incontro alle richieste di molti magistrati - 24 di loro mi hanno scritto un lettera aperta (la più nota è Clementina Forleo, ndr) - dove che mi chiedevano di mettere a nudo il meccanismo della giustizia italiana, di raccontare di come davvero stavano le cose. Che non erano solo quelle della notte dell'Hotel Champagne", l'albergo a due passi dalla sede del Csm dove si svolgevano riunioni riservate per nomine e spartizione di ruoli chiave della giustizia italiana. 

 

Il magistrato delinea il "sistema": "ma non era il 'sistema Palamara'. E 'sistema', da vocabolario, non è un'organizzazione criminale, ma una relazione fra più soggetti. L'idea che una sola persona potesse decidere - io, nella fattispecie - stride con la realtà. Il sistema è quello delle correnti, e i meccanismi di potere sono regolati da un'oligarchia di cui io facevo parte. Chi era fuori dalle correnti non contava. Ma non c'ero solo io, ripeto. Le pare possibile che, parlando di intrecci tra magistrati e politici, i protagonisti riuniti all'Hotel Champagne erano gli stessi che hanno partecipato all'elezione di Ermini, ma lì nessuno ha avuto da ridire. Sono diventato il capro espiatorio. Ma non è che 'se esce Luca risolviamo i problemi', così non funziona".
 

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