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Veleni e sospetti reciproci, ecco perché il tavolo della crisi rischia di saltare

Franco Bechis
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Il cronometro scatterà questa mattina alle 13: per quell’ora il presidente-esploratore Roberto Fico dovrà fischiare la fine dei lavori del tavolo di maggioranza con cui cercare di riacchiappare la crisi politica e portarne entro sera i risultati al Quirinale.

Si trattasse di un conclave - e ci perdonino i cardinali per la quasi bestemmia - direi che a ieri sera lo scenario più probabile era quello della fumata nera. L’accordo non c’è, le parti a quel tavolo non si sono proprio ravvicinate e le tensioni tutt’altro che stemperate.

 

Non si sono fatti molti passi rispetto al momento in cui Giuseppe Conte ha gettato la spugna insieme al suo governo per impraticabilità del campo, rassegnando le dimissioni. Anzi, qualcosa in più ha perfino avvelenato il clima fra Matteo Renzi e gli altri possibili alleati. Sono arrivate indiscrezioni su un ingresso a Palazzo Chigi di Mario Michele Giarrusso, senatore ex M5s poi passato con la Italexit di Gianluigi Paragone da dove ha votato no alla fiducia chiesta dal premier l’ultima volta a Palazzo Madama. Questo ha ovviamente dato l’impressione di un Conte che ancora sta battendo la strada del reclutamento di «responsabili», sgambettando Renzi proprio mentre Fico cercava di mettere insieme i cocci nell’accesissimo confronto al tavolo del programma.

 

Ma non è stato il solo incidente. Perché negli stessi palazzi è circolato un carteggio fra il portavoce di Conte, Rocco Casalino e il conduttore di una trasmissione del servizio pubblico Rai. Mail e botta e risposta andati avanti fra il settembre e il novembre scorso, con la richiesta di spostare (così è avvenuto) più avanti nel tempo la messa in onda di una inchiesta molto pepata sugli interessi economici di Renzi. Il servizio ha avuto il via libera dal portavoce del premier per la messa in onda solo per la fine di novembre, proprio quando si è aperta la crisi formale all’interno della maggioranza.

Carteggio autentico? Mail contraffatte anche per quanto riguarda la carta intestata della trasmissione? Tutto è possibile, ma è certo che quella polpetta avvelenata ieri è circolata avvelenando ancora di più il clima. E rendendo in modo ancora più plastico la realtà: se Conte ha mostrato anche in queste ore di non fidarsi affatto di Renzi, è sicuro anche l’esatto opposto: il leader di Italia viva non si fida per nulla del premier uscente.

 

È il vero ostacolo sulla strada del Conte- ter ed è possibile che deflagri proprio nella giornata di oggi nonostante tutte le cautele mostrate dai protagonisti. Sullo sfondo come raccontiamo da giorni si sta stagliando con sempre maggiore nettezza la figura di un Mario Draghi possibile salvatore della Patria. Dico sullo sfondo perché ufficialmente il suo nome non è mai emerso in nessun contatto fra le parti e in nessuna consultazione e ovviamente nessuno nemmeno ufficiosamente ne ha sondato la disponibilità.

Ma il fantasma di Draghi è lì, dietro ogni discussione, ed è pronto a palesarsi in caso di rottura fra le parti che stanno discutendo. La parola magica sarà quella della disponibilità a valutare un governo istituzionale o un governo di emergenza, e poi ovviamente spetterà al Capo dello Stato ogni decisione. Solo una telefonata di Sergio Mattarella potrebbe smuovere la ritrosia dell’ex numero uno della Bce, che resta ad oggi l’italiano più conosciuto, apprezzato e temuto al mondo (non solo in Europa dove è stato per sette anni quasi un re).

Il fantasma c’è. Ma è in salita la strada da compiere perché si materializzi. Bisogna prima che Renzi mandi all’aria quel tavolo che sembra potere concludere assai poco (sui contenuti il M5s è sembrato molto più rigido di quel che ci si attendeva) e che il Pd esca dall’incomprensibile arrocco sulla figura di Conte, come se dopo di lui potesse esistere solo il diluvio.

Qualche preoccupazione al Quirinale c’è, e non c’è manco questo grande entusiasmo per allargare in un modo o nell’altro i confini della attuale maggioranza. Da quelle parti non ci si fida troppo di Matteo Salvini e dell’ipotesi di una sua non belligeranza nei confronti di un diversa ipotesi di governo. Ed è un ostacolo. Ma se oggi i possibili alleati si dovessero mandare cortesemente a quel paese, è naturale che sul Quirinale graverebbe il peso della responsabilità di offrire una soluzione allo stallo esistente.
Questa mattinata sarà fondamentale per capire l’aria che tira davvero fra Renzi e gli alleati, e se il barometro dirà turbolenza, Mattarella difficilmente concederà altri giorni a una esplorazione che si sta rivelando solo una perdita di tempo.
 

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