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Renzi prepara il trappolone a Conte. Ecco i numeri del premier al Senato

Benedetto Antonelli
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Ore febbrili di contatti, telefonate e calcoli sul pallottoliere per tentare di arrivare all’appuntamento del voto in Aula con numeri sufficienti a garantire la sopravvivenza del governo. Giuseppe Conte lavora al discorso alle Camere previsto per domani e martedì, ma almeno per il momento quota 161 al Senato sembra un obiettivo difficile da raggiungere. Matteo Renzi, che ieri ha riunito i gruppi parlamentari di Iv, sprona le truppe e ribadisce che l’orientamento di Italia Viva resta quello dell’astensione.

«Al Senato i 18 senatori saranno decisivi visto che la maggioranza al momento è tra 150 e 152. Non rispondiamo alle provocazioni e lavoriamo sui contenuti», dice l’ex premier. «Il prezzo della crisi voluta da Iv è immenso - dice il Pd - per garantire una piena trasparenza si vada nelle sedi appropriate, quelle parlamentari, dove tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità per salvaguardare gli interessi del Paese».

Al momento dunque, nonostante il lavorio continuo e pressante di chi nella maggioranza e nel governo (tra cui lo stesso Conte) sta lavorando al «dossier costruttori», i numeri al Senato sarebbero ancora lontani da quota 161, ovvero la maggioranza assoluta. Non che per ottenere la fiducia serva necessariamente raggiungere quella vetta, basterebbe un voto in più e il governo Conte II potrebbe dirsi salvo. Anche perché, con l’astensione dei renziani, potrebbero bastare meno voti. Ma Conte, a quel punto, tornerebbe di colpo a dipendere da Italia Viva.

Intanto l’Udc, i cui senatori inizialmente erano indicati tra i papabili a traslocare nella maggioranza, si sfila dalla partita: «Non ci prestiamo a giochi di palazzo e stiamo nel centrodestra. I nostri valori non sono in vendita». Ma nel Maie, il movimento fondato da Ricardo Merlo - e che si appresta ad ospitare i cosiddetti «costruttori» per dar vita alla quarta gamba dell’attuale maggioranza - regna l’ottimismo: «La fiducia passerà» al Senato, anche se «i numeri li sapremo solo martedì», pronostica lo stesso sottosegretario, che tiene a precisare: «Non vogliamo assolutamente diventare il partito di Conte ma siamo un gruppo di parlamentari che hanno in Conte un punto di riferimento, crediamo nel suo progetto politico».

 

In attesa di capire se domani alla Camera e, soprattutto, martedì al Senato il drappello di responsabili sarà sufficiente a mantenere in vita l’esecutivo, si rincorrono ipotesi sulle prossime mosse del premier. Tra queste, Conte potrebbe intervenire in Aula alla Camera per poi non attendere il voto di fiducia e recarsi al Colle per rassegnare le dimissioni e poi dar vita a un Conte ter, frutto di una nuova maggioranza politica, di cui i costruttori sarebbero la quarta gamba.

Intanto da Italia viva, dopo lo strappo e le dimissioni delle due ministre, continuano ad arrivare segnali  distensivi. Renzi ha annunciato l’astensione dei suoi gruppi se Conte dovesse presentarsi in Aula con un «intervento di apertura a pezzi di Forza Italia, del centro o altri che vorrebbe portare dentro per sostituirci», ha spiegato venerdì sera. E ieri ha ribadito la disponibilità a parlare di contenuti: «Da noi nessuna preclusione, se si parla di contenuti ci siamo», convinto che la maggioranza non avrà i numeri: «Secondo me senza di noi sono lontani da quota 161 al Senato».

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