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Mattarella blinda Conte e spinge sui Costruttori per avere il secondo mandato. Ma l'Europa non si fida

Luigi Bisignani
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Caro direttore, è Sergio Mattarella il «novello Richelieu» dei cosiddetti Costruttori, pur di riuscire a traghettare questa maggioranza e questo Presidente del Consiglio fino alla fine del suo mandato e rigiocarsi il rinnovo. Infatti il Premier, appena fuori dal Quirinale, dopo le botte di Renzi, si presenta ancora più sicuro ed arrogante del solito. Ma questa volta l’operazione difficilmente riuscirà perché è in mano a politici di lungo corso, ben collegati con il Partito Popolare Europeo, che conoscono da tempo limiti e virtù di Mattarella e non si fanno certo blandire dalle promesse del Colle e dai sorrisetti melliflui e profumati di «Giuseppi», sempre più orfano di Trump. In più, non si fidano di Conte, visto che sinora si è sentito in un «Truman show», ha tradito tutti i suoi alleati, a cominciare da Matteo Salvini, ed ha trattato con supponenza leali compagni di viaggio come Nicola Zingaretti e soprattutto Luigi Di Maio che l’ha messo al mondo.

 Del Capo dello Stato i Costruttori ricordano bene quando vide di buon occhio la nascita di Ala da parte di Denis Verdini per poi costringere Paolo Gentiloni, mentre era al Colle con la lista dei ministri, a non far entrare nel governo alcun rappresentante di quel movimento appena costituito. I Costruttori sono pronti, hanno già i numeri in tasca, ma solo per favorire una vera area di centro, cattolica, garantista e liberale, che possa magari aggregare anche in un secondo momento Italia Viva di Matteo Renzi e qualche scampolo più ragionevole del Movimento Cinque Stelle. Conte invece, che ha sempre fatto del rinvio la sua unica vera arma, con appassionate telefonate notturne pretende subito i voti in Parlamento senza volersi neppure dimettere e poi si vedrà. 

 

È dall’estate scorsa che, tra le ridicole task force, Colao e gli Stati generali, tiene bloccato il Paese. E pure sul Recovery Fund, scritto e riscritto ogni notte all’impazzata dal Mef con numeri a casaccio, l’Europa ormai vuole chiarezza perché non si fida più dell’accoppiata Conte-Gualtieri che fino ad ora ha solo impegnato 150 miliardi di euro senza alcuna strategia economica. Tanto che, appena entrata in vigore la Legge di bilancio, tutta in deficit e con incentivi a pioggia, il Governo ha già in animo di distribuire, con lo stesso scriteriato metodo random, altri 32 miliardi. Al Quirinale sanno benissimo che Ursula Gertrud von der Leyen considera il Piano fatto dall’Italia assolutamente insufficiente, senza un elenco puntuale degli investimenti, opera per opera, come hanno fatto con precisione chirurgica gli altri Stati. L’opinione della Commissione è che l’Italia, con questo Esecutivo aggrappato ad una manciata di voti e una burocrazia paralizzata, non è in grado di portare avanti le opere necessarie per far ripartire il Paese, rischiando di innescare una ancora più devastante crisi economica che potrebbe far saltare l’intera Europa. Del resto l’Italia, a parte lo storytelling montato da Casalino, anche sul Covid, con il pasticciaccio di tamponi e vaccini è il fanalino di coda nel mondo. 

 

Secondo un rapporto riservato dell’OMS, siamo la Nazione che, pur avendo applicato la formula più costante e restrittiva di lockdown, ha il più elevato tasso di mortalità, soprattutto in rapporto a Brasile e Stati Uniti che hanno imposto chiusure solo in minima parte. Per Conte, dopo la sonora sconfitta del derby calcistico della sua Roma contro l’odiata Lazio, inizia una settimana di fuoco che rischia di rimandarlo a fare l’avvocato con le adorate polacchine ai piedi. A Mattarella, che crede tanto nei Costruttori, per essere credibile non resta che concedere la grazia a Verdini che dei Responsabili è stato il martire assoluto.
 

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