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Pescatori liberati e di nuovo in prigione

Franco Bechis
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Che meraviglia vedere la gioia di Rosetta, la mamma simbolo dei pescatori di Mazara del Vallo prigionieri di Haftar in Libia, e da ieri mattina liberi, in mare a portare i loro pescherecci in Italia. Da mesi le lacrime in Italia scorrono di fronte a ospedali e camposanti, e vedere riluccicare quegli occhi di felicità è un piccolo miracolo, il Natale vero di quest’anno. Belle, bellissime le donne di Mazara: madri, figlie, sorelle. Rosaria, Nuccia, Cristina, Zohra, Chaima e tante altre. Qualcuna era ancora a Roma dove si davano il cambio famiglia dopo famiglia trasformandosi in monumenti viventi di fronte a quei palazzi della politica che sembravano sordi alla tragedia dei loro cari. Le hanno ricevute un paio di volte alla Farnesina e palazzo Chigi, talvolta qualche politico le ha avvicinate in piazza chissà se per dare vera solidarietà o per strappare la foto opportunity e sfruttarla per la polemica di giornata. Sono state lasciate per molto tempo sole quelle donne, anche dalla Farnesina e forse l’unico contatto istituzionale che non è mai mancato è stato quello con il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che è nato a Mazara del Vallo e lì ancora ha la casa dei genitori. Le abbiamo dimenticate un po’ tutti Rosetta e le sue "figlie", come quegli uomini che per 108 giorni sono stati prigionieri in un carcere in uno dei lembi di terra più pericolosi del mondo.

Ma ora riempiamoci gli occhi di quella felicità dei semplici e del loro ritorno a casa. Un atto di giustizia, comunque sia andata la trattativa condotta dai nostri servizi segreti con un regime discusso e discutibile, non riconosciuto da quasi tutti i paesi del mondo. Non so quale sia il prezzo di questa liberazione e non voglio pensare oggi ai guai che potranno venire all’Italia da quel volo che ha portato ieri nel bunker di Haftar il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Non sono così ingenuo da pensare che la liberazione dei pescatori sia avvenuta gratis, e difficilmente il prezzo si sarà limitato a quell’inginocchiarsi dei vertici del nostro Stato di fronte al tiranno e ai suoi militari. Ne porteremo le conseguenze nelle prossime settimane e mesi, comprese quelle che sono arrivate da una spedizione assai casareccia piena di errori e incidenti non lievi. Ma oggi è il giorno del sorriso e della bellezza, non di questo.

Grazie, Rosetta, grazie donne di Mazara per averci fatto vedere la forza dell’attesa, dato significato che stavamo perdendo al tempo dell’Avvento, regalato con qualche giorno di anticipo la meraviglia del Natale. Quegli uomini oggi sbarcheranno nella loro Mazara, saranno tutti sottoposti al tampone e messi in quarantena nella casa delle loro famiglie. Lo hanno già comunicato ieri con la freddezza delle procedure di questi tempi dannati. Appena liberi saranno rinchiusi per fortuna nelle loro case, negli abbracci delle loro mogli e dei loro figli. Non in quello delle madri se vivono a qualche isolato da loro. Non potranno trascorrere insieme il 24, né il 25 dicembre perché la quarantena non sarà terminata. Poi per fortuna finirà, ma nessuno tornerà in libertà se oggi quello stesso governo che si gloria della loro liberazione li richiuderà in casa con le regole assurde dell’Italia conciata per le feste.

Signor Presidente del Consiglio, che senso ha averli liberati per metterli tutti in una nuova prigione certo più dolce, certo sopportabile, ma pur sempre prigione? Non c’è una situazione drammatica del virus oggi né a Mazara né nella provincia di Trapani, anzi. I dati sono in discesa, la situazione in tutta la Sicilia è in miglioramento. Così è a macchia d’olio in tutta Italia, e se nel Nord Est non solo si capisce il lockdown per le festività, ma è addirittura invocato dagli amministratori locali, perché davvero bisogna chiudere tutti in gabbia dopo lunghi mesi di fatica, di lavoro, per qualcuno di dramma, proprio quando si poteva alzare gli occhi e respirare? E se testardamente per colpe essenzialmente sue vuole fare scattare quelle manette, risparmi almeno questo angolo di Sicilia, consenta a quella gente che è stata insieme nelle prigioni non proprio accoglienti di Haftar, o in piazza come quelle donne, di festeggiare insieme senza limiti questo tempo di Natale. Uomini ammassati per mesi insieme nella prigionia libica, donne che nello stesso tempo non si sono mai staccate nella loro coriacea attesa, perché non dovrebbero più potersi vedere, ritrovare in libertà? Non sarà concesso a noi? Fatelo almeno per loro. Tutti rossi, ma almeno Mazara zona franca.

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