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Emergenza Covid, le Regioni si ribellano alle pagelle del Governo: scontro sui 21 indicatori

Dario Martini
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Non si placa la guerra delle Regioni agli indicatori del governo con cui si decidono le misure più o meno restrittive che incidono pesantemente sulla vita di milioni di italiani. I governatori hanno inviato una lettera all'esecutivo con cui chiedono un incontro urgente per dare una sforbiciata a questi parametri, portandoli da 21 a 5. Ma si scontrano già con la resistenza del ministro della Salute e del presidente dell'Istituto superiore di sanità.

Per Roberto Speranza, anche se «il dialogo resta aperto», c'è poco da discutere: «I criteri sono quelli». Anche per Silvio Brusaferro il sistema attuale è il migliore possibile: «È vero, si tratta di dati complessi, ma ci aiutano a capire il rischio». È da tempo che i presidenti regionali lamentano la poca chiarezza e affidabilità dei criteri di valutazione in vigore. «Sono troppi e alimentano la confusione», è il loro ragionamento. A farsi portavoce di questo malessere è il governatore leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Nella lettera inviata al governo, si dice che gli indicatori individuati col decreto legge del 30 aprile scorso «non sono adeguati, in quanto costruiti per una valutazione di natura tecnica della situazione epidemiologica della fase 2».

Motivo per cui si chiede di farli scendere da 21 a 5. Ma quali sono quelli che dovrebbero restare in vigore? Eccoli qua: 1. Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il "re -testing" degli stessi soggetti, complessivamente e per macro -setting (territoriale, pronto soccorso/ospedale) per mese. Inserire anche i test antigenici rapidi, altrimenti il denominatore risulta errato. 2. Indice Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data d'inizio dei sintomi e data di ospedalizzazione 3. Tasso di occupazione dei posti letto totali di terapia intensiva per pazienti Covid. 4. Tasso di occupazione dei posti letto totali di area medica per pazienti Covid. 5. Possibilità di garantire adeguate risorse per contact -tracing, isolamento e quarantena. «Il nostro obiettivo - spiega Fedriga quello di avere a disposizione dei parametri immediatamente disponibili da parte delle Regioni, che devono essere il frutto di un confronto con la parte tecnico scientifica sia a livello nazionale che regionale».

In definitiva, le Regioni contestano una carenza di trasparenza. Così, per porre fine alle polemiche, proprio ieri l'Iss ha pubblicato sul proprio sito un lungo vademecum dal titolo emblematico: «Il sistema di valutazione del rischio, ecco come e perché funziona». Viene spiegato come viene calcolato l'indice di contagio Rt, si ribadisce che i dati sono «i più aggiornati possibile», che il sistema è «necessariamente complesso» e che un numero elevato di indicatori garantisce maggiore attendibilità. Solo un aspetto non viene approfondito. E quello che risponde alla seguente domanda: «Come vengono raccolti ed elaborati i dati?». Risposta: «Vengono inviati dagli enti territoriali alle Regioni, che a loro volta li trasmettono al ministero della Salute e all'Iss. Sulla base di questi vengono applicati degli algoritmi che, combinati, permettono di valutare settimanalmente il rischio per ogni Regione». Come funzionano questi algoritmi? Come vengono combinati nel giudizio finale? Interrogativi che restano senza risposta. Con buona pace dei governatori.

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