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Il governo gli cambia nome ma il maxi "fondo marchette" resta in manovra

Alberto Di Majo
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Più di un miliardo di euro per non meglio precisate «esigenze Parlamento». Soldi inseriti nella manovra e destinati a iniziative di deputati e senatori che si lamentano ormai da mesi di aver perso la centralità che gli compete. Eppure quella formulazione, portata alla ribalta da Il Tempo pochi giorni fa e definita dai maligni un «fondo marchette», ha spinto il governo a una maggiore prudenza e così i tecnici hanno riformulato l’articolo. Nel testo approvato ieri in Consiglio dei ministri i soldi erano sempre gli stessi ma l’articolo (il numero 208) ha cambiato titolo: «Fondo per esigenze indifferibili».

 

È composto di un unico punto: «Il fondo di cui all’articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n.190, è incrementato di 800 milioni di euro per l’anno 2021 e 400 milioni annui a decorrere dall’anno 2022». La relazione illustrativa è rimasta generica: «La norma rifinanzia il Fondo per far fronte ad esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione, istituito presso Ministero dell’economia e delle finanze». La storia di quel tesoretto la conoscono molti parlamentari e ministri.

Sono stati i capigruppo della maggioranza a sollevare il problema in un vertice con il premier Giuseppe Conte e a lamentare che l’iniziativa legislativa delle Camere è, di fatto, annullata. Tra decreti del premier e provvedimenti di singoli ministri, a deputati e senatori non è rimasta che la ratifica. Altro che la tanto decantata «centralità del Parlamento».

 

Con il fondo, invece, gli onorevoli potranno finanziare le loro iniziative senza vedersele rimandare al mittente dalla ragioneria dello Stato che, in mancanza delle coperture finanziarie, blocca le norme.
 

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