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Questa manovra è una patacca, soldi buttati in un anno così

Franco Bechis
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Con circa un mese di ritardo sul termine ultimo di legge e con circa un mese per farla esaminare da commissioni e aula dei due rami del Parlamento ieri è stata approvata in consiglio dei ministri la manovra economica del governo di Giuseppe Conte.

Come era immaginabile gran parte della legge di Bilancio è impegnata dall’emergenza Covid, con un miliardo in più da mettere sul Fondo sanitario nazionale, sulla carta anche qualche aumento di stipendio per medici e infermieri (lo dico con il dubbio perché i sindacati sostengono sia una presa in giro e annunciano per questo uno sciopero generale), altri 5,3 miliardi di euro sulla cassa integrazione Covid, 70 milioni di euro (pochino) per i tamponi, 400 milioni di euro per l'acquisto di dosi dei vaccini che dovrebbero proteggerci dal coronavirus (pochissimo: ai prezzi attuali valgono solo per un italiano su cinque), e un fondo assai criptico di 4 miliardi di euro «a sostegno dei settori particolarmente colpiti dalla crisi Covid».

Gli articoli sono 250 e dentro ci sono mille rivoli di una manovra che complessivamente dovrebbe valere (lo dice il governo) 38 miliardi di euro. Quasi la metà di questa somma (15 miliardi) è impegnata per garantire le antiche promesse di questo governo impegnando 7 miliardi di euro per la riduzione del cuneo fiscale e altri 8 miliardi per quella che chiamano «riforma fiscale». Questi ultimi sono truffaldini perché come accade con l’assegno unico familiare che è qui compreso in realtà semplificano, unendole, agevolazioni che già esistevano e che quindi andrebbero sottratte da una cifra che è in gran parte pura propaganda. È un modo di procedere sicuramente disonesto, ma soprattutto stupido, perché le famiglie non mangiano slogan governativi e alla fine quando si rendono conto di non avere in tasca un euro in più, giustamente si infuriano.

L’amarezza di fondo è vedere un governo per l’ennesima volta non all’altezza della drammaticità dei tempi, che offre piccole e grandi cose come un venditore di tappeti senza alcun rispetto di quel che stanno vivendo in questi mesi milioni di cittadini. Personalmente trovo incredibile che si facciano regali fiscali come quello sul cuneo nella speranza di averne vantaggi politici in un anno in cui la maggiore parte dei lavoratori tremerà per la perdita del posto di lavoro, mentre artigiani, commercianti, piccole imprese, partite Iva di ogni natura rischiano dopo i rigori dei lockdown e la perdita del proprio mercato di riferimento di non restare in piedi e dovere chiudere i battenti.

 

 

Dal 31 marzo nelle imprese private si potrà tornare a licenziare per problemi economici e non oso pensare cosa potrà accadere da lì in poi. Ogni giornata degli italiani ha al centro da mesi il coronavirus e la paura del contagio: sembra che il governo viva su un altro pianeta. Non era necessario essere Winston Churchill, bastava anche un avvocato come Giuseppe Conte per parlare una volta da uomo di Stato e non da ragioniere dei dpcm agli italiani e dire: «Vi avevo promesso sconti fiscali, la riduzione del cuneo e tante altre cose che avrei voluto darvi in tempi normali. Ma è cambiato il mondo e l’avete visto. Quello che vi avevo promesso prima non posso mantenerlo: spero di poterlo fare l’anno successivo quando saremo usciti dall’incubo. Avremo davanti ancora tanti mesi difficili, e io voglio vedervi vivi quando il virus non ci sarà più. Ogni centesimo che potremo trovare lo impiegherò a questo scopo». Ecco, avrei voluto un premier e un governo così. Pronto a buttare nella spazzatura quella cosa ridicola che hanno chiamato «ristori» e a usare quel che c'è per fare quello che in Germania hanno già fatto: indennizzare tutti di quel che hanno perduto per il virus. Non si può al 100% come sarebbe dovere del governo? Lo si faccia all’80 o al 70% del fatturato mensile dell'anno precedente per tutti: per un ristorante, per un bar, per un’agenzia turistica, per un albergo, per un laboratorio artigianale, per una sala cinematografica, per un teatro, per una galleria d’arte...Per chiunque sia stato chiuso poco o tanto o abbia perso clientela e mercato per i dpcm o le ordinanze di chiusura. È un insulto a tutti loro leggere questa manovra e vedere la pioggia di marchette (non saprei come chiamarle in altro modo), o le concessioni fiscali miliardarie che in tempi normali strapperebbero un applauso ma ora sono regalìa incomprensibile e ingiusta.

È una vergogna che non si è vista nemmeno nei tempi peggiori della Repubblica, fra scandali e tangenti, quel capitolo di 800 milioni di euro nel 2021 che diventano stabilmente 400 milioni di euro dal 2022 in poi che nella bozza della manovra veniva titolato «esigenze del Parlamento». Dopo che abbiamo svelato lo scandalo, quelle cifre sono restate e hanno semplicemente cambiato titolo: «esigenze indifferibili», ma sono la stessa cosa: in due anni più di un milione di euro a testa a parlamentare per pagare con una regalia, un contributino nel proprio collegio di provenienza a qualcuno (pochissimi) la possibile rielezione, ai più il proprio futuro professionale. Un contributo di scambio che non ha precedenti tanto è scandaloso. E che è uno sputo di questo governo e di questa classe politica sui corpi degli italiani martoriati dal Covid. Non avevo dubbi dello scarsissimo valore umano e professionale dell'attuale classe politica, ma non avrei mai immaginato di vederla precipitare così in basso.

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