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"Curiamo i pazienti Covid con l'idrossiclorochina". Da Forza Italia l'interrogazione a Speranza

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Idrossiclorochina negli ospedali italiani. A chiederla con un'interrogazione al ministro della Salute Roberto Speranza è il senatore di Forza Italia Andrea Cangini. Il parlamentare chiede al ministro "se non reputi opportuno per evitare un collasso del sistema ospedaliero e prevenire l'alto numero di decessi nelle residenze sanitarie assistenziali, in assenza di un vaccino testato, o meglio di più vaccini, per un lungo ed imprecisato periodo temporale, al quale si deve aggiungere il tempo necessario per la sua o loro somministrazione, autorizzare l'utilizzo dell'idrossiclorochina nelle dosi (...) ritenute corrette dai ricercatori europei", scrive nelle conclusioni Cangini. Il quale chiede anche di "procedere con un nuovo trial randomizzato e controllato nel quale si confrontino pazienti con infezione lieve-moderata trattati con dosi basse-del farmaco, da solo od in combinazione con altri antivirali disponibili per uso orale vs. pazienti trattati con sola terapia di supporto, con un major end-point come l'ospedalizzazione e secondary end point come ingresso in terapia intensiva e mortalità". L'idrossiclorochina è in fase di studio e secondo alcune evidenze sarebbe efficace nello sconfiggere il Covid.-19 soprattutto nei pazienti ai primi stadi della malattia. Segue l'interrogazione del senatore azzurro al ministro Sepranza.

"Premesso che come noto la malattia Covid-19 causata dal virus . Sars-CoV-2, propagatasi rapidamente dalla Repubblica Popolare Cinese, ha trovato impreparati i Governi ed anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): la malattia si è rivelata, nella criticità che ha generato, un test per verificare la risposta rapida internazionale di allerta sanitaria, la tenuta dei sistemi sanitari nazionali ed anche l'affidabilità scientifica dell'OMS;

 


 
sino al momento temporale imprecisato della somministrazione del vaccino, o dei vaccini, poiché non si parla più di un singolo vaccino, come era prevedibile sin dall'inizio dell'allerta sanitaria, la strategia sanitaria scelta dal Governo per contenere la diffusione del virus ed evitare la congestione negli ospedali di persone che necessitano di ricovero è la limitazione della libertà della persona, lo smartworking ed alcune contraddizioni, note al Governo stesso: sono consentite le manifestazioni fieristiche  di  carattere  nazionale  e internazionale ma non i convegni e i congressi; si può andare sugli autobus e nelle metropolitane affollate ma si deve usare cautela negli sport;
 
la ricerca di un vaccino o di più vaccini efficaci ha determinato, e determinerà ancora, ingentissimi investimenti pubblici. Ha determinato altresì dichiarazioni del Governo e delle aziende farmaceutiche che spostano la data di quando questi saranno ottenuti: si presume, al momento, di primavera 2021, se naturalmente il virus non continua a mutare. All'ottenimento del vaccino, o dei vaccini, dovrà seguire la fase di acquisto da parte dei Governi, la loro distribuzione sul territorio nazionale e la loro somministrazione a livello locale. Ciò significa che la copertura vaccinale a livello nazionale richiederà tempi assolutamente non prevedibili;


 
parlare di persone positive al Covid-19 non significa necessariamente che la persona sia malata: significa anche che il sistema immunitario della persona ha reagito e ha contenuto il virus. Naturalmente una persona positiva, asintomatica, può rappresentare un problema per quelle persone il cui sistema immunitario si è indebolito per l'età, per patologie o perché non si è ancora completamente formato. 
 
tra i trattamenti farmacologici, tra l'altro a basso costo, moltissimi medici, italiani e non italiani, segnalano il farmaco antimalarico idrossiclorochina che se utilizzato nella fase precoce della malattia avrebbe effetti positivi ai pazienti affetti da Covid-19;
 
Ad esempio, il 2 aprile di quest'anno l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) approvava l'utilizzo Off-Label di idrossiclorochina per contrastare la malattia. Tuttavia, il 23 aprile, la stessa pubblicava un breve comunicato: "L'Agenzia Europea per i Medicinali richiama nuovamente l’attenzione sul rischio di gravi effetti indesiderati con clorochina e idrossiclorochina impiegati nel contesto della pandemia in corso per il trattamento di pazienti con COVID-19";

a livello internazionale si è assistita ad una situazione similare: il 25 maggio, le riviste scientifiche inglesi di ambito medico "The Lancet" e New England Journal of Medicine davano eco, pubblicandole online prima della pubblicazione cartacea, a due ricerche elaborate da medici Statunitensi per le quali l'idrossiclorochina produceva più danni che benefici ai pazienti affetti da Covid-19. Ciò che accade tredici giorni dopo è noto a tutto il mondo scientifico e medico: 120 ricercatori scrissero mettendo in discussione il contenuto della pubblicazione. Il 3 giugno Entrambe le riviste si scusarono con il mondo scientifico e ritirarono la pubblicazione online. L'OMS, il 26 maggio, poneva un freno all'utilizzo di questo farmaco, e ne consentiva quindi il 3 giugno 2020 la ripresa degli arruolamenti dei pazienti ma solamente circoscritto in sperimentazioni con l’idrossiclorochina nello studio Solidarity e Recovery. Il 5 giugno l'OMS dichiarava che l'idrossiclorochina aumenta la mortalità dei pazienti con Covid-19;

l'OMS per i suoi test sull'idrossiclorochina ha utilizzato nella sperimentazione una dose di carico iniziale molto elevata, una quantità di 2.400 mg, un dosaggio anomalo che è da considerarsi potenzialmente tossico, secondo letteratura scientifica sulla molecola. Il dosaggio, mai somministrato prima per altre terapie (né tanto meno per l'ascesso epatico amebico, citato dai ricercatori dell'Oms) potrebbe aver compromesso i risultati di entrambi i trial dell'OMS, Solidarity e il braccio inglese Recovery. Non solo, nei trials si utilizza il farmaco in pazienti ospedalizzati, e quindi in fase avanzata della malattia COVID19, mentre l'antivirale idrossiclorochina potrebbe avere un ruolo potenziale se assunto precocemente, ovvero alla comparsa dei primi sintomi della malattia. In tal caso potrebbe contenere le ospedalizzazioni e conseguentemente i decessi. Il farmaco infatti potrebbe ridurre il picco viremico e rendere l'evoluzione della malattia meno aggressiva. L'idrossiclorochina alterando il PH dei lisosomi impedirebbe l'ingresso e la replicazione del virus nelle cellule.  

Al  20 ottobre si contano 143 pubblicazioni scientifiche sull'efficacia del farmaco (85 peer review). Di questi 143 studi, oltre il 70% sono a favore del farmaco e la quasi totalità degli studi sulla somministrazione “precoce” del farmaco dimostrano un riduzione delle ospedalizzazioni e la mortalità, mentre meno del 30% sono studi sono negativi, in cui non si dimostrano effetti significativi. Va puntualizzato che il farmaco dopo un articolo falso – e ritirato con tante scuse dalla rivista The Lancet – è stato da quel momento accusato di tossicità di ogni tipo, eppure il farmaco si usa da 50 anni e la comunità scientifica conosce benissimo la farmacocinetica e la sicurezza dell'idrossiclorochina, che viene usata anche come profilassi per chi viaggia in aree del mondo a rischio malaria. Di fatti l'idrossiclorochina da sola non comporterebbe gravosità sul sistema cardiaco. Tant'è che in Italia, circa 60 mila persone usano tale farmaco ogni giorno per trattare il Lupus e l'artrite reumatoide e non si sono registrati effetti avversi significativi in tale popolazione. Va ricordato anche che l'idrossiclorochina va usata per circa 7-10 giorni, un ciclo breve dunque.   
 
la determina AIFA del 26 maggio, aggiornata al 22 luglio, in cui si motiva il blocco del farmaco fa riferimento a 3 studi "randomizzati". Capiamo cosa dicano questo studi. Il primo randomizzato è Recovery – di cui abbia parlato sopra - il secondo è uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, in questo studio i pazienti si sono fatti l'autoanalisi, addirittura non risultano effettuati i tamponi, quindi non si sa nemmeno se i pazienti fossero davvero malati o meno. All'interno dello studio si dice, testualmente: “ Il reclutamento è stato eseguito principalmente con l'uso dei social media”, e ancora: “L'aderenza tra i partecipanti allo studio è stata moderata. La piena adesione all'intervento di prova differiva a seconda del gruppo di prova, con il 75% dei partecipanti al gruppo idrossiclorochina (312 su 414) che avevano assunto tutte le 19 compresse prescritte”, il che significa che il 25% dei partecipanti non sa bene cosa abbia fatto, se abbia preso le compresse o meno. 

All'interno della Determina AIFA si sostiene che : “L’utilizzo di alte dosi HCQ o CQ può essere associato a eventi avversi seriamente negativi per la salute”. Ma poi, proprio gli studi citati da AIFA dicono il contrario: “non venivano riportati eventi avversi gravi”. 

Arriviamo al terzo studio che si basa, anch'esso, su indagini telefoniche, on line, senza tamponi per circa il 50% dei pazienti, con il farmaco inviato per posta...va anche precisato che nel gruppo trattato con idrossiclorochiana si sono verificati 4 ricoveri e 1 decesso, mentre nel gruppo placebo si sono verificati 10 ricoveri e 1 decesso. Quindi idrossiclorochina avrebbe ridotto i ricoveri del 60%. Inoltre, riguardo gli effetti collaterali, anche in questo studio: “non è stato osservato nessun evento avverso grave attribuito al farmaco”. 
Sono modalità estremamente non scientifiche per un Ente che si occupa di farmaci e di salute pubblica, il cui Presidente della Commissione tecnico scientifica, Dr.ssa Patrizia Popoli, sull'efficacia dell'idrossiclorochina ha affermato che per poter rispondere in maniera adeguata alla domanda se questo farmaco è efficace nel trattamento di questa malattia “servono studi clinici controllati e randomizzati. Nel caso dell’idrossiclorochina nessuno dei pochi studi randomizzati fin qui condotti ha mostrato un beneficio del farmaco, mentre in alcuni casi è emersa addirittura un’evidenza di maggiore rischio”;

 

 

AIFA è ben a conoscenza che a livello internazionale vi sono studi scientifici e dichiarazioni di medici e di ricercatori di chiara fama che affermano come l'uso ambulatoriale dell'idrossiclorochina per la profilassi o il trattamento precoce di Covid-19 abbia ridotto significativamente la gravità dell’infezione. 
Peraltro, l’AFA dovrebbe ben conoscere i limiti degli studi controllati e randomizzati quando questi coinvolgono Paesi diversi e modalità tecniche e di esecuzione che variano di molto pur in presenza di simili protocolli di studio. E se lo studio randomizzato e controllato eseguito sotto l’egida di una autorità sanitaria quale, ad esempio l’OMS ,è quello su cui basa le proprie decisioni perché  continua ancora  ad autorizzare l’uso del remdesivir quando i dati del trial Solidarity non ne dimostrano alcun reale beneficio clinico? Sarebbe invece importante che oltre agli RCT vengano prese in seria coniderazione anche importanti studi osservazionali ma controllati che pur , nei loro limiti, offrono uno spaccato importante della sanità europea e ne rappresentano  l’epidemiologia dell’infezione e della malattia nel mondo reale,  qui negli ospedali europei.,Noi vorremmo qui citare tre grossi studi nazionali di questo tipo pubblicati recentemente in riviste specialistiche molto importanti quali L’European Journal of Internal Medicine  l’International Journal of Antimicrobial Agents , l’International Journal of Infectious Diseases , ed eseguiti rispettivamente da ricercatori Italiani, Belgi ed Olandesi. Nel complesso, questi studi  in hanno reclutato circa quindicimila pazienti dei maggiori ospedali dei tre Paesi di cui una metà circa trattato con una dose totale corretta e per pochi giorni di Idrossiclorochina e gli altri con sola terapia di supporto od altri farmaci. Ebbene, questi studi hanno dimostrato una chiara e rilevante riduzione  del rischio di mortalità (fra il 20 ed il 30%) (studi italiano e belga) o di accesso alle terapia intensive (studio olandese) nei trattati con idrossiclorochina rispetto ai controlli. In particolare, lo studio olandese, che prevedeva che ogni ospedale scegliesse indipendentemente se dare idrossiclorochina o no ai propri pazienti , è rilevante perché questa scelta terapeutica indipendente ha alcuni crismi di randomizzazione. In questo studio, l’idrossiclorochina, se data a dose bassa e soprattutto somministrata la prima dose di 8oo milligrammi entro il primo giorno di ricovero, ha ridotto l’uso della terapia intensiva in più del 50% dei soggetti trattati, cosa di estrema importanza oggi in cui la seconda ondata di Covid-19 sta già mettendo a rischio la disponibilità di posti in intensiva nel nostro come negli altri Paesi europei..

Infine, voglio citare una pubblicazione scientifica del team del dipartimento di Epidemiologia della Yale University, un meta-analisi su studi randomizzati, in cui si sostiene che l'idrossiclorochina, assunta in precocemente, ma non dai pazienti già ospedalizzati, possa ridurre del 24% le ospedalizzazioni dei pazienti.

Uno dei maggiori esperti a livello internazionale sulla molecola, è italiano, si chiama Andrea Savarino, ed è un ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità. Alcune sue  pubblicazioni su Lancet Infectious Diseases del 2003 e del 2006 , firmate anche da Antonio Cassone allora Direttore del Dipartimento Malattie Infettive e da Roberto Cauda, attuale Direttore di Malattie Infettive dell'ospedale Gemelli di Roma – sono tra le più citate nella comunità scientifica sul farmaco da inizio pandemia ad oggi. Eppure detto ricercatore ha sostenuto in una recente intervista di non essere stato interpellato dai membri del suo istituto facenti parte del comitato scientifico dell'AIFA in merito al ritiro della determinazione sull'idrossiclorochina. Avere le eccellenze in casa e non interpellarle è un biasimo. 

l'idrossiclorochina da sola non può rappresentare una cura definitiva per il virus ma è ampiamente sostenuto che possa attenuare gli effetti peggiori del virus se, come sopra ricordato, il farmaco viene somministrato specialmente nella fase iniziale della malattia; e con dosaggi basso-moderati che ne evitino eventuali effetti di cardiotossicità
 
è anomalo che l'OMS, e a caduta i sistemi sanitari di molti Stati, prendano in considerazione per la loro valutazione per un utilizzo dell'idrossiclorochina unicamente gli studi e le ricerche che dimostrano contrarietà al farmaco e che hanno comunque i loro limiti
 
Va anche ricordato che le nuove linee guida cinesi sulla terapia anti-SARS-CoV-2, alla luce dei risultati di un clinical trial randomizzato, prevedono l'uso della clorochina e ne incentivano l'uso in terapie antivirali di combinazione comprendenti fino a tre farmaci. 
 
per sapere:
 
se non reputi opportuno per evitare un collasso del sistema ospedaliero e prevenire l'alto numero di decessi nelle residenze sanitarie assistenziali, in assenza di un vaccino testato, o meglio di più vaccini, per un lungo ed imprecisato periodo temporale, al quale si deve aggiungere il tempo necessario per la sua o loro somministrazione, autorizzare l'utilizzo dell'idrossiclorochina nelle dosi qui considerate e ritenute corrette dai ricercatori europei e nel frattempo procedere con  un nuovo trial randomizzato e controllato nel quale si confrontino pazienti con infezione lieve-moderata trattati con dosi basse-del farmaco, da solo od in combinazione con altri antivirali disponibili per uso orale vs. pazienti trattati con sola terapia di supporto, con un major end-point come l'ospedalizzazione e secondary end point come ingresso in terapia intensiva e mortalità".
 

 

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