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Ecco i documenti: il report choc sulla scuola che la Azzolina ha ignorato

Francesco Storace
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La scuola è stata irresponsabilmente abbandonata. Tra la prima e la seconda ondata del Covid-19 c’è stata una gravissima sottovalutazione del pericolo contagio nelle strutture che solo il ministro Lucia Azzolina definisce sicure. Ma attorno a Ferragosto c’era l’allarme, lanciato al comitato tecnico scientifico dal ministro della Salute Roberto Speranza, che è stato colpevolmente fatto cadere nel vuoto. 

Esiste un documento con tanto di protocollo, è proprio del ministero della Salute, reca la data del 12 agosto. Esso viene redatto in quei giorni estivi per esaminare «gli scenari per l’autunno», è il tempo in cui si preannuncia la seconda ondata del virus, ancora senza certezze riguardo alla data di arrivo e alla sua intensità.

«Gli scenari - scrivono gli esperti di Speranza - dipenderanno molto da alcune incognite». Molto, non proprio una leggerezza, dunque. E un passaggio del documento è intitolato così: «Trasmissibilità di Sars-CoV-2 nelle scuole». Compare così in un documento ufficiale l’allarme. Pare un thriller, il pericolo sottaciuto alla pubblica opinione. Manda a dire Speranza che non è ancora nota «la reale trasmissibilità di Sars-CoV-2 nelle scuole». Ma avverte: «Cominciano a essere disponibili evidenze scientifiche di outbreak negli ambienti scolastici». Outbreak, pandemia…

Roba da mettersi le mani nei capelli. Invece si pensa ai banchi con le rotelle: «Non è nemmeno noto l’impatto che potranno avere le misure di riorganizzazione scolastica che si stanno mettendo in campo in questi giorni». E si pronostica come «molto incerto il ruolo della trasmissione nelle scuole a partire da settembre sull’epidemiologia complessiva di Sars-CoV-2».

Tre gli scenari preventivati dal ministero della Salute, mentre all’Istruzione si gingillavano con il commissario Arcuri sui banchi a rotelle. In una situazione simile a quella di agosto, vorrà dire che le scuole avranno avuto un impatto modesto con la possibilità di tenere sotto controllo i focolai, «inclusi quelli scolastici». Poi, a fronte di una seconda ipotesi di trasmissibilità del virus più diffusa, il rischio sarà - si scriveva - di un limitato indice di trasmissione tra Rt 1,25 e 1,5, per cui si renderebbe necessario adottare «misure di contenimento/mitigazione straordinarie». Infine, lo scenario più preoccupante, in presenza di un indice di trasmissibilità costantemente tra le cifre su indicate, il problema sarebbe davvero grave e di carattere ancora più generale, ancora oltre il sistema scolastico.

Qualche giorno dopo è l’Istituto superiore di sanità, il 21 agosto, a segnalare la preoccupazione al Cts. Con parole ancora più nette: «La riapertura delle scuole attualmente prevista nel mese di settembre 2020 pone dal punto di vista epidemiologico un possibile aumento del rischio della circolazione del virus nella comunità». È necessario «procedere con una riapertura scolastica più sicura».

Le preoccupazioni per la scuola derivano anche da esperienze internazionali. Da Israele, in quel periodo terrorizzavano i dati di Gerusalemme: in una delle scuole prese in esame, al 30 giugno 2020, riportavano sintomi il 43 per cento degli studenti e il 75% del personale.

In Italia avevamo un ministro dell’Istruzione che fischiettava e ululava in televisione contro chi la invitava alla prudenza. Inutilmente. Ma ad essere isolato dal premier che doveva fare le sue scelte rimaneva Roberto Speranza e non Lucia Azzolina.

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