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Il lockdown mascherato di Conte. Il governo colpisce chi rispetta le regole

Francesco Storace
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I danni aumentano. Non lo chiameranno lockdown ma ce lo somministreranno a rate, una dose dopo l’altra per schiantarci. Spettrale come non mai, ieri sera Giuseppe Conte non ce l’ha fatta proprio ad apparire in tv per annunciarci che sta pensando al nostro bene, alla salute collettiva mentre massacra intere categorie produttive con le solite promesse fasulle di ristoro, ci nega il diritto a vivere la nostra vita pur con le prudenze necessarie e inventa regole che a loro volta saranno sadicamente modificate giorno dopo giorno.

Saremo alla mercé dei sindaci che potranno chiudere le piazze a rischio assembramento dalle 21 in poi. Bar e ristoranti a rate. Li potremo frequentare solo nei giorni lavorativi ma fino alle 18. E al tavolo seduti solo in quattro, a meno che non si sia congiunti e vai a capire stavolta che vorrà dire.

 

 

È da diventare sclerotici se ci mettiamo ad immaginare quello che ci attende. A messa sì, nel rispetto della regole. Ma se cinema e teatri le regole le rispettano devono comunque restare chiusi. Cioè non si chiude chi viola le regole, ma chi le vuole rispettare. Significa non essere capaci nei controlli. È l’abdicazione dei doveri delle istituzioni. Avremo di fronte città spettrali dalle 18 in poi. Potremo solo camminare – fino a che ce lo consentiranno – vagando come zombi. A meno di non andare al museo...

Una cattiveria vera e propria. Lockdown o dieta di Stato, lo chiamino come vogliono ma è fortissimo il senso di oppressione. A scuola (per ora) ci si andrà da bambini. Poi per le superiori e le università, didattica a distanza per il 75 per cento degli studenti. E nessuno si permetta – non è scritto ma è così – di studiare assieme a casa mia o a casa tua. E i trasporti? Rinvii...

Sport manco a parlarne, se non quello consentito per chi ci lavora e senza pubblico. Palestre e centri sportivi kaputt. Impianti sciistici chiusi. Idem per i concorsi, tranne quelli in svolgimento, sennò la Azzolina comincia a strillare. E ci è andata pure bene, ci raccontano fonti interne al comitato tecnico scientifico. Perché Speranza, ministro della Salute, e Franceschini, pomposamente soprannominato capo della delegazione Pd al governo, pretendevano il lockdown nazionale. Tranquilli, riusciranno nel loro obiettivo alla prossima puntata della telenovela imbastita dal governo Conte. C’è pure la raccomandazione di non andare fuori dal proprio Comune e chissà che diamine decideranno di qui a stasera sugli spostamenti tra regioni.

L’avvocato del popolo si è trasformato nel nostro giudice e decide lui che fare delle nostre vite. È lui che vuole decidere ancora una volta che cosa possiamo fare e che cosa non dobbiamo fare, lui che non conosce nessuno di noi, lui che non ha avuto un solo voto da un solo cittadino, decide sulla nostra libertà.

Ma li ha il premier i soldi da dare a chi costringe alla chiusura se non al fallimento? Quei 4 o 5 mld di cui si vaneggia per ristorare chi non può lavorare per decisione del governo, ci saranno per davvero? E basteranno per recuperare al disastro che si sta dolosamente perpetrando?

 

Infine, c’è da chiedersi se tutto questo non si tradurrà in benzina per gli scalmanati di professione. Qui sta il ruolo del governo e quello dell’opposizione. Conte la smetta di giocare con le sue manovre di palazzo, se il momento è drammatico è lui ad avere il dovere di lavorare congiuntamente e perennemente anche con le forze di opposizione. Non c’è maggioranza che tenga con il virus, altrimenti sono solo chiacchiere.

Aver riunito i capigruppo del centrodestra e telefonato ad alcuni dei loro leader non è davvero sufficiente. Sa di presa in giro.

E se tutto questo continua sia l’opposizione a prendere l’iniziativa della protesta, per non lasciarla nelle mani dei violenti che fanno rischiare la galera alle persone per bene che temono la fine (senza averne alcuna colpa) dei loro progetti di vita. Salga al Quirinale e dica al Capo dello Stato che la misura è colma per davvero.
 

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