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La maggioranza esplode sul Mes. La Meloni: anche Conte ora ci dà ragione

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Il no al Mes del premier Giuseppe Conte infilato tra un orario di chiusura dei ristoranti e un ultimatum ai parrucchieri manda in tilt la maggioranza. "I soldi del Mes sono prestiti. Non è la panacea come viene rappresentato", ha detto ieri sera Conte: "Il vantaggio in termini di interesse è contenuto, sono duecento milioni. C’è un rischio che gli analisti colgono (...). Se avremmo bisogno di cassa tra gli strumenti di cassa c’è anche il Mes" ma "dovrò intervenire con nuove tasse e tagli di spese".

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, replica con durezza: "Un tema così importante per la maggioranza come il Mes va affrontato insieme nelle sedi opportune, non con una battuta in conferenza stampa. Questo porta con sé uno strascico di polemiche che non è in sintonia con la volontà che abbiamo di dare punti fermi agli italiani". "Credo che in un momento così delicato, con il coronavirus che angoscia milioni di italiani bisognerebbe evitare le polemiche politiche - ha aggiunto - Bisognerebbe scommettere sulla solidarietà delle forze politiche di maggioranza, sul sostegno leale che stanno dando al governo e sull’impegno delle forze parlamentari. Il clima che stiamo tentando di costruire è un grandissimo valore aggiunto. Ogni atto che produce polemiche è invece un errore".

Soddisfazione nel centrodestra. "Conte ci dà finalmente ragione: il Mes non è un regalo, il presunto risparmio è assai risibile e se decidessimo di prendere i prestiti del Mes i mercati ci vedrebbero come appestati. Ora speriamo che Zingaretti, Gualtieri e la stampa allineata che da tempo conducono una campagna ideologica pro Mes si mettano l’anima in pace", scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Anche da esponenti della Lega arrivano commenti di questo tenore. 

 

Fa muro il M5s. Alessandro Di Battista, in un articolo per Tpi scrive: "Che il PD cerchi di spaccare il M5S non mi sconvolge. È la politica. Che lo faccia spingendo su uno strumento rischioso per l’Italia ed oltretutto meno efficace di altre azioni da mettere in campo sì. E tutto questo andrebbe detto con numeri e trattati alla mano. È nell’interesse dell’Italia del resto, ancor prima che del Movimento".

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