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Carlo Calenda va avanti anche senza Pd

Daniele Di Mario
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Carlo Calenda va avanti. Con o senza il Pd. Il leader di Azione non ha ancora sciolto la riserva sulla propria candidatura a sindaco, ma più d’un indizio lascia intendere che lo farà a breve e che si candiderà al Campidoglio. Fonti interne ad Azione, infatti, confermano che l’ex ministro è pronto ad andare avanti su Roma senza il Partito democratico. La convinzione maturata da Calenda, infatti, è che i Dem stiano cercando di prendere tempo, anche attraverso le primarie, per provare a stringere un’alleanza con il M5S. Tema che necessariamente sarà affrontato dopo gli Stati Generali pentastellati del 7 e 8 novembre prossimi. E per l’ex ministro, oggi eurodeputato, è impensabile di tenere la questione romana ostaggio dei «giochini» tra Pd e grillini.

Calenda, dal canto suo, non sembra intenzionato a fare sconti al Pd e respinge l’ipotesi di un sostegno Dem in cambio a un «ammorbidimento» delle sue posizioni critiche nei confronti del governo Conte. «Bene chiarirsi prima. Non esiste. Continuerò a fare opposizione al governo in modo fermo ma costruttivo. Qui si parla di Roma», chiarisce su Twitter il leader di Azione, che poi spiega: «Sono rimasto nel gruppo Pd-SiamoEuropei al Parlamento Ue. Se decidessi di candidarmi chiederei certamente l’appoggio del Pd. Ma non potrei fare abiure sul governo. Quando abbiamo sostenuto Bonaccini lo abbiamo fatto senza condizioni perché ritenevamo fosse la cosa migliore». «Mi pare di capire - aggiunge - che la questione non siano più le primarie ma la necessità di trovare un candidato comune con il M5S. Piano piano lo scenario si va chiarendo».

Una dichiarazione, quella di Calenda, in risposta a una intervista rilasciata a La Repubblica da Michela Di Biase in cui la consigliera regionale Dem chiede alla sindaca Virginia Raggi di «valutare se fare un passo indietro per favorire un’intesa fra il Pd e il M5S su Roma, in linea con quanto dichiarato da Luigi Di Maio, che per le prossime amministrative ha proposto un accordo organico delle forze di governo, senza fossilizzarsi sui nomi. La Raggi, per come ha male amministrato Roma, non è più riproponibile, sebbene sia la sindaca uscente». Sulle primarie la Di Biase è cauta: «Se troviamo un accordo organico con i 5Stelle si possono pure non fare». E su Calenda dice «È una figura di altissimo profilo che da ministro ha fatto tanto per Roma, ma si è caratterizzato per una posizione di forte contrarietà al Pd e alla maggioranza nazionale. Ripeto: il tentativo da esperire è cercare un profilo unitario dentro l’alleanza di governo».

 

 

Ai tweet del leader di Azione risponde il ministro degli Affari europei Enzo Amendola: «I candidati sindaci si scelgono nelle città tra gruppi dirigenti e ascoltando i bisogni dei dirigenti locali e delle persone. Mi affido alle decisioni dei dirigenti locali». Parole particolarmente apprezzate dal segretario del Pd Nicola Zingaretti, che chiede di farla finita con «chiacchiericcio» e «retroscena». «Voglio ringraziare Enzo Amendola, che oggi, con la saggezza che gli è riconosciuta, ha detto l’unica cosa sensata in questo delirio di chiacchiericcio e retroscena inesistenti - dice il leader Dem e governatore della Regione Lazio - Il candidato sindaco di Roma lo decideranno nelle forme e nei modi che riterranno opportuni, in modo trasparente e autorevole i dirigenti e i cittadini romani». Nonostante le pressioni che arrivano da più parti, Zingaretti, almeno in questa fase, vuole che la discussione venga avviata e portata avanti dai vertici locali del partito e dagli altri partiti e movimenti civici della coalizione. È un metodo al quale il segretario non intende rinunciare fino alla fine. Dopo che i dirigenti locali avranno chiaro il quadro, Zingaretti - se servirà - metterà in campo la sua opera di mediazione. Massima disponibilità e nessuna preclusione, resta la linea, ma in questa fase sono le realtà locali ad essere «fondamentali e irrinunciabili».

Il prossimo appuntamento è previsto oggi con la Direzione romana del Pd in modalità telematica. Domani invece si riunirà per la prima volta il tavolo convocato dal segretario capitolino del Pd Andrea Casu per mercoledì. Nessuna decisione è stata presa, neppure sulle primarie, che i dirigenti locali vorrebbero comunque far svolgere all’inizio del nuovo anno. «Quando le carte saranno tutte sul tavolo e tutto sarà chiaro ognuno farà le sue valutazioni», viene ribadito dal Nazareno. Molto dipenderà anche da cosa deciderà di fare il M5S. Negli ultimi giorni i movimenti sotterranei volti a scardinare «l’autoricandidatura» di Virginia Raggi si sono fatti sempre più insistenti, soprattutto dopo le parole di Luigi Di Maio. «È ancora presto per dire chi sarà il candidato - viene spiegato dal Nazareno - il percorso è lungo»
Ma il caso Calenda - la cui candidatura a sindaco finirà per accelerare i processi politici tanto nel centrosinistra (per evitare un Pirozzi-bis a parti invertite), quanto nel centrodestra - spacca il centrosinistra. Non mancano gli esponenti Dem favorevoli a un sostegno al leader di Azione. Posizione condivisa anche dal segretario dei Radicali, Riccardo Magi, secondo cui l’eventuale candidatura di Calenda sarebbe «un’occasione che il Pd non deve farsi scappare». Anche se a nessuno sfugge che, al di là della questione romana, dietro alle mosse dell’ex ministro ci sia anche un’operazione politica nazionale per cambiare la geografia del centrosinistra ed evitare l’alleanza organica tra Pd e M5S.

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