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Basta considerarli solo un costo. Senza gli anziani il welfare non c'è

Franco Bechis
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Siamo un paese di vecchi, ma non per vecchi. Ieri era la giornata internazionale dell'anziano, e si è celebrata anche in Italia piuttosto in sordina. Quasi in silenzio, non fosse arrivato un messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ricordato come «tante volte sono gli anziani a insegnarci il rispetto dei valori, a ricordarci le radici, a indicarci la strada della dignità, della dedizione, della generosità. Il loro esempio in questo tempo difficile è un patrimonio straordinario che non dobbiamo e non vogliamo disperdere».

Ma per la giornata il ministero della Salute ha pubblicato una indagine sulla condizione dell'anziano fatta in collaborazione con l'Istituto superiore della sanità che fa venire davvero i brividi, tanto più se si pensa che i dati sono stati raccolti in interviste compiute in gran parte prima dello scoppio della pandemia. Tre anziani su quattro non hanno più vita sociale che superi i confini della propria famiglia, e uno su cinque prima del Covid viveva in isolamento totale «senza contatti con altre persone, neppure telefonici, nel corso di una settimana normale»”. Un dato terribile, e possiamo immaginare quanto possa essersi aggravato da quando c'è il coronavirus e tutti siamo assaliti da paure che non immaginavamo. Anche nelle famiglie oggi la prima protezione che scatta è quella «verso i nonni», cercando di limitare i contatti fisici il più possibile perché in questi mesi è tornata la vita più o meno normale, sono ripresi i rapporti in presenza sul posto di lavoro, si è stati un po' spensierati durante le vacanze e oggi i contagi sono tornati pericolosamente a salire. Una comprensibile e affettuosa prudenza di figli e nipoti però finirà con l’acuire quella distanza e quella solitudine che pesa oggi come mai era accaduto sulla vita di chi ha qualche anno in più. Forse è proprio questa l'emergenza sociale italiana in questo momento. Ma non sembra a sentire quel che di inutilissimo si dibatte tutti i giorni dentro e fuori i palazzi della politica.

Dopo la strage- quasi tutta di anziani- dei terribili mesi di marzo e aprile c’era da attendersi uno sguardo diverso, un minimo di coscienza sui bisogni e le urgenze di quegli italiani un po' più avanti negli anni che sono anche nell'emergenza che stiamo vivendo le fondamenta di questo Paese. Le sole occasioni in cui si occupa di loro è per farli sentire un peso: per tagliare le loro pensioni, ridurre i costi sociali che inevitabilmente l'età comporta. Eppure come ha ben scritto ieri Mattarella, gli anziani sono le radici della nostra storia, hanno le chiavi più efficaci per capire e interpretare la realtà. Non solo non sono un costo, ma un risparmio per uno Stato che non è mai riuscito a creare un sistema di welfare degno di questo nome. La stessa ricerca diffusa ieri dice una cosa che sappiamo bene noi nonni: il 29% degli anziani «rappresenta una risorsa per i propri familiari o per la collettività, il 19% si prende cura diretta di congiunti, il 14% di familiari o amici con cui non vive, il 6% è attivo nel volontariato». Guardate quel che accade proprio in queste settimane: con le regole sul coronavirus, il lavoro tornato in presenza, la scuola che riapre e ogni settimana si ferma per qualche giorno o a lungo, quale famiglia è in grado di assistere i propri figli senza l'aiuto dei nonni? E con tanta gente restata senza lavoro - perché non c’è - se non ci fosse l'aiuto dei nonni, sarebbe difficile mettere insieme un pranzo con la cena.

Questo Paese si regge sugli anziani, ma non è pensato per loro. Non c’è sicurezza nelle loro case, non c'è chi si occupa della loro solitudine, non c'è una protezione e una valorizzazione del loro ruolo riconosciuta dalle istituzioni. Anzi, gli si complica la vita con leggi farraginose, li si deride perché magari sono meno tecnologici di quel che vorresti, obbligandoli a diventarlo senza immaginare almeno una loro formazione se non proprio rudimentale alfabetizzazione. L'Italia non è un paese per vecchi (e da tempo nemmeno per giovani), ma se non si ricostruisce proprio intorno a loro, si perderà sempre più. È lì che bisogna puntare davvero il Recovery Fund, se mai arriverà.
 

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