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La sceneggiata del governo sui migranti. Così imbrogliano gli italiani

Di Maio fa la faccia feroce, dal Pd zero reazioni. Vogliono solo arrivare senza danni alle Regionali

Francesco Storace
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Il cinismo al potere. Scorribande tra alleati che sconcertano gli italiani. Sull’immigrazione clandestina nella penisola, con tanto di infezione da Covid, si sta giocando una partita davvero spregiudicata tra Pd e Cinque stelle. Hanno reso prigioniera una Nazione per quattro mesi ed ora giocano sui migranti. Ciascuno fa la sua parte, ognuno opposto all’altra: fenomeni da barcone. Non si governa l’Italia con le spacconate sui giornali.

 

Lasciamo stare il ministro Francesco Boccia. È il primo nella graduatoria delle sciocchezze. È arrivato a dire che tre positivi su quattro sono italiani: vuole ricominciare con la solfa del razzismo di febbraio? Non sono bastati 35mila morti? Che cosa vuole rimproverare a chi assiste incolpevole ad uno spettacolo indecente?

Ma la palma della vergogna spetta a Luigi Di Maio. Lui vuole fare ognuno dei mestieri che gli italiani non riescono a fare. Pian piano toccherà tutti i ministeri, adesso gli attribuiscono financo la velleità di guidare il Viminale ed eccolo con la faccia feroce. Uno e trino, sembra la copia di governo di Matteo Salvini e Giorgia Meloni col suo improvviso altolà: «Impedire le partenze dall’Africa». Ben alzato. Ricorda il blocco navale tanto osteggiato. In realtà il suo slogan è niente slogan. Ha solo bisogno del permesso di Nicola Zingaretti per proteggersi «dagli attacchi sovranisti». 

Una fonte autorevole di casa Pd spiffera che «Luigi ha chiesto a Nicola di non alzare i toni sullo ius soli». E il segretario del Pd lo ha rassicurato facendo muovere il solo Delrio, che tanto è abituato a parlarne e basta senza concludere alcunché. Da quelle parti resta vivo appena Matteo Orfini a crederci per davvero. 

E se non hanno spiegato in che cosa consista l’accordo sulle modifiche ai decreti Salvini è perché da una parte ci sono ancora problemi seri da far digerire al corpaccione dei rispettivi partiti - come l’allargamento o meno della protezione umanitaria - e dall’altro perché ci sono le Regionali di settembre alle porte. Nel loro imbarazzante gioco delle parti, Pd e Cinque stelle sono consapevoli dell’impopolarità presente anche nei loro elettori della politica dei porti aperti. E ha buon gioco l’opposizione a infilare la lama nei punti deboli di governo. Anche perché ci si trova di fronte a un esecutivo che ne combina più di Carlo in Francia, incapace com’è di trovare soluzioni all’altezza della situazione.

La stessa mossa di mandare Salvini a processo è stata infelice. Perché l’Italia sembra invasa da clandestini che scappano dai luoghi loro destinati dopo gli sbarchi a ripetizione e i nostri connazionali si chiedono increduli che intenzioni abbiano davvero a Palazzo Chigi. 

Vanno fermati anzitutto i governanti. 

Perché gli sbarchi li vogliono loro. 

Perché le sanatorie le hanno inventate loro. 

Perché la fuga dei clandestini la tollerano loro. 

Ed è inutile che Di Maio giochi la carta della commedia, del leader duro e puro. Ci stanno imbrogliando e ce ne siamo accorti. In campagna elettorale il suo Movimento diffondeva volantini con su scritto «sbarchi zero», è finito con l’accompagnare gli scafisti in rada a far scendere clandestini dai canotti.

In un Paese normale lo scontro su un tema centrale come l’immigrazione e la lotta alla clandestinità spaccherebbe come una mela la maggioranza e butterebbe giù il governo. Ma siccome di normale c’è solo l’ipocrisia di una politica a cui interessa esclusivamente restare incollata alle poltrone di potere, non succederà nulla. 

Proprio perché è un gioco delle parti lo testimonia il silenzio della sinistra sulle dichiarazioni di Di Maio. Stamane l’intervista magari la farà uno di loro e passerà anche questa estate. Poi, se il 20 settembre reagiranno gli elettori che voteranno nelle regioni chiamate ai seggi, sarà possibile contare i giorni che mancheranno alla fine. La loro e non quella degli italiani.
 

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