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Stato di emergenza, così Conte sfrutta le nostre paure per consolidare il potere

Giuseppe Conte

a sinistra ha accusato Salvini di deriva autoritaria quando era al governo. Ma ora non critica «Giuseppi»

Massimiliano Lenzi
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Se permettete oggi parliamo di pieni poteri. E nel farlo cominciamo da Ennio Flaiano, uno scrittore libero del secolo scorso che ha raccontato vizi e virtù di questo nostro Belpaese. La sua fotografia del nostro costume nazionale, in una frase, resta ancora insuperata: «In Italia niente si fa sul serio ma guai ad aver l’aria di chi vuol scherzare». Ebbene, adesso decliniamolo questo flash sull’ontologia nazionale su due paroline attuali e divisive (in politica): pieni poteri. Il risultato è banale ed anche un po’ sconsolante: il leghista Matteo Salvini, che i pieni poteri li aveva invocati, da una spiaggia romagnola dal nome un po’ esotico - Papeete - tra musica e gnocca (evviva la gnocca sempre, i gay ci perdonino) è stato subito additato come un novello Benito Mussolini con tanto di ola di sinistra che ritmava: «Fermatelo!». Ed invece oggi, che il premier attuale Giuseppe Conte - al governo con i voti di Pd, renziani, 5 Stelle e sinistra - chiede la proroga dello stato di emergenza nessuno (o in pochi) vedono il rischio autoritario per le nostre libertà o il cortocircuito delle Istituzioni che tutto ciò potrebbe portarsi dietro.

 

Tra questi pochi che lo vedono questo rischio c’è Sabino Cassese, professore emerito della Scuola Normale di Pisa, che ieri sul «Corriere della Sera» ha scritto chiaro il suo no alla proroga dell’emergenza, proroga che vorrebbe invece il premier Conte e pure Nicola Zingaretti, leader del Pd. Ebbene, un anno fa circa, Cassese criticando Salvini gli rimproverava di puntare sulla paura degli italiani rispetto all’immigrazione per ottenere consensi. Ma oggi Conte - e Cassese da intellettuale laico quale è, se n’è accorto - non punta forse sulla paura degli italiani rispetto al coronavirus per consolidare il proprio potere? Ed allora il Pd, i renziani, la sinistra, i grillini, dovrebbero finirla con la retorica che loro, con il governo che sostengono, han fermato quel marciatore di Matteo Salvini.

 

L’unica marcia qui rischia di arrivare da Volturara Appula, paese natio dell’avvocato Giuseppe (Conte). Mancando ormai un senso comune delle élite, a questo nostro disgraziato Paese, non ci resta che sperare nel disincanto di Ennio Flaiano quando annotava che ormai «l’italiano è una lingua parlata dai doppiatori». Quanto ai pieni poteri, no. Grazie. Li preferiamo singoli, i poteri.
 

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