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Stato di emergenza, Conte piccolo dittatore: vuole blindarsi la poltrona

Franco Bechis
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L'avvocato Giuseppe Conte deve avere scambiato l'Italia per lo stato libero di Bananas, nazione creata a inizio anni Settanta dalla fantasia di Woody Allen per vestire i panni di un dittatorello che faceva scompisciare dalle risate. Il premier italiano un po' ci somiglia, e non ha poco nell'eloquio e perfino nella fisiognomica dei migliori caratteristi della commedia all'italiana.

Spesso, quando le pensa tutto tronfio e le dice pure, strappa un sorriso per la retorica spropositata, il vuoto della favella, la pomposità da commedia dell'arte. Deve essere stato nel culmine della parte scrittagli dallo sceneggiatore di fiducia Rocco Casalino che a Conte qualche giorno fa è sfuggita di labbra la tentazione di inchiavardare la sua poltroncina da dittatorello a un nuovo stato di emergenza nazionale che vorrebbe dichiarare fino al prossimo 31 dicembre. Da mesi siamo in mano a queste giullarate chigiane messe in scena purtroppo anche al culmine della tragedia di un intero paese, con l'ometto solo al comando, la sua sporta di decretini, le cheerleaders “bimbe di Conte” create per osannarlo in mezzo alla tempesta, il petto presidenziale che si gonfia di slogan e proclami sotto il cui vestito non c'era nulla come “non lasceremo nessuno indietro”, “nessuno perderà il lavoro”, “siamo un esempio per tutto il mondo”, “ho varato un intervento poderoso per le imprese”, e mille altre amenità di questo tipo. Potremmo sorriderne anche questa volta, non fosse che di danni il piccolo premier ne ha fatti già abbastanza con quella prosopopea tutt'altro che innocua, portando l'Italia abbondantemente in fondo ad ogni classifica economica e distruggendo inesorabile la spina dorsale di questo paese al solo fine di conservare intatta la sua poltroncina. Sono quelle ferite gravi lasciate al paese a non lasciare più spazio per tollerare la tigna con cui un uomo politico finito lì in cima al potere quasi per caso sacrifica tutto e tutti solo per conservarlo: del dittatorello potremmo anche sorridere, dei guai che provoca purtroppo no.

Su 27 paesi europei oltre all'Italia altri 15 durante il culmine della pandemia hanno dichiarato lo stato di emergenza. Nessuno per sei mesi come ha fatto Conte. Solo altri quattro hanno adottato questa grave decisione con un atto governativo, sempre controfirmato però da altre autorità. Undici hanno fatto questa scelta attraverso un voto del Parlamento. In 14 degli altri casi lo stato di emergenza è stato revocato entro un mese o poco più dalla sua adozione. La durata più lunga è stata quella ungherese, di cui si è detto tanto a sproposito. I famosi “pieni poteri” a Viktor Orban sono arrivati da un voto parlamentare il 30 marzo scorso e il premier ungherese qui descritto come dittatore lo è stato assai meno di Conte, tanto che quei poteri lo stesso parlamento glieli ha revocati il 16 giugno scorso dopo 77 giorni. Il premier italiano quei poteri se li è presi già per 182 giorni (più del doppio del tempo di Orban) e vorrebbe ora prolungarseli per altri 153 giorni vestendo i panni del dittatorello dello stato libero di Bananas per la bellezza di 335 giorni.

Immagino che il modello di Conte sia Xi Jinping, perché è il solo altro al mondo ad avere avuto quei poteri durante la pandemia (perché ce li aveva prima e li manterrà dopo), ma spero che ora qualche turbamento davanti a questa sceneggiata lo provi il Quirinale, dove siede il primo custode della Costituzione italiana, Sergio Mattarella. Non solo lo spero, ma lo credo fermamente, perché secondo autorevoli ricostruzioni è proprio dal Colle che appena colta l'incredibile intenzione del premier, sia stata chiesta una immediata marcia indietro che a denti stretti (“dovrà decidere il Parlamento il nuovo stato di emergenza”) effettivamente c'è stata. Anche perché è evidente a tutti che non esista una sola ragione vera per prolungare quello stato di emergenza. L'unica esistente in Italia in questo momento è proprio quella provocata dalla abnorme durata di questa misura, e dalle chiusure sofferte con regole che non hanno avuto eguali in altri paesi distruggendo piccole e medie imprese e sottraendo reddito ai lavoratori.

Non c'è più una emergenza sanitaria e il governo stesso non la prevede in realtà per il futuro, altrimenti sarebbe lì ad attrezzarsi per tempo chiedendo costi quel che costi gli unici soldi oggi a disposizione: quelli del Mes. Palazzo Chigi non è stata capace di vedere nemmeno l'emergenza reale che esiste, quella economica tanto è che dopo avere rinviato dai primi di aprile al 19 maggio il solo intervento economico rilevante approvato, oggi sta allestendo la stessa identica commedia sul “decreto luglio” pronto ad essere ribattezzato “decreto agosto”. La sola emergenza che ha in testa il premier è quella di blindare con legge speciale la sua permanenza a palazzo Chigi per fondare sulla paura un potere che nessun italiano gli ha mai dato. Non resta che cercare di impedire tanta spregiudicatezza con ogni modo e mezzo utile per renderla inefficace.

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