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Conte in crisi si butta su Berlusconi. E Salvini scoppia di gelosia

Pierpaolo La Rosa
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Protagonista di una passeggiata per il centro storico della Capitale, tallonato da cronisti, fotografi e operatori televisivi, Giuseppe Conte strizza l’occhio a Silvio Berlusconi. «Credo che si possa oggettivamente dire che Forza Italia è la forza di opposizione che si sta distinguendo per un atteggiamento più costruttivo ed anche più responsabile. Non vorrei offendere le altre forze di opposizione», afferma il presidente del Consiglio dopo l’intervista al quotidiano la Repubblica in cui il Cavaliere ribadisce una posizione in realtà già nota, dichiarando di non credere che ci siano «le condizioni» per un governo di unità nazionale, osservando che non servirebbe al Paese un esecutivo «con forze politiche antitetiche tra loro» come appunto FI ed il Movimento cinque stelle, ma sottolineando pure che se «in questo Parlamento si creassero davvero le condizioni per una maggioranza diversa, più efficiente, più rappresentativa della reale volontà degli italiani, andrebbe verificata, naturalmente prima di tutto con i nostri alleati».

C’è poi stato il chiarimento con la Lega, che aveva preso molto male la sortita dell’ex premier, eppure restano agli atti le dichiarazioni concilianti dell’inquilino di palazzo Chigi nei confronti del movimento azzurro. Conte che, a dire la verità, ha dei bei problemi da risolvere con i partiti della sua, di maggioranza, malgrado la compattezza sbandierata per l’ennesima volta. Altra giornata tesa, infatti, quella di ieri, intorno al decreto Semplificazioni che sarà «la madre di tutte le riforme» - come annunciato dal capo dell’esecutivo -, ma il cui varo sta procurando non pochi grattacapi. «L'Italia non vuole fare passi indietro, vuole una ripresa veloce, pronta e certa, ed è questo il momento del coraggio. Sicuramente», segnala il presidente del Consiglio rivolgendosi ai giornalisti, «non possiamo concederci di mancare questo appuntamento che è storico per l'Italia. Adesso occorre un passo risolutivo. Usciamo da un periodo di grande sofferenza: tutti dobbiamo, quindi, osare».

Da qui l’incontro di ieri tra l’avvocato del popolo ed il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, a smussare le polemiche delle ultime settimane, degli ultimi giorni sul tormentato provvedimento. «Piena convergenza con il leader del Pd» sul testo «da portare al più presto in Consiglio dei ministri», fa trapelare il premier al termine del colloquio a palazzo Chigi, durato poco più di un’ora, aggiungendo: «La pensiamo allo stesso modo, bisogna correre». Dal canto loro, i Dem parlano di «un positivo incontro di chiarimento» e sottolineano che «rispettando le autonomie dei territori, è giusto provare a costruire progetti unitari e condivisi nelle Regioni». Del resto, era stato lo stesso Conte a commentare la probabile mancata alleanza tra democratici e M5s alle prossime elezioni Regionali: «Non voglio forzare le valutazioni delle singole forze politiche», le sue parole, «ma sarebbe una sconfitta per tutti, anche per me, se non si trova - rispettando le varie sensibilità - il modo per fare un passo avanti. Basta mettere da parte un po' delle singole premure e cercare di cogliere un obiettivo comune».

Dopo la soddisfazione per la sentenza del Tribunale internazionale dell’Aja sulla vicenda dei due marò, Conte mostra infine un sussulto di orgoglio nazionale quando replica al primo ministro olandese Mark Rutte, secondo cui «l’Italia deve imparare a farcela da sola». «L’Italia ce la farà da sola, per questo dobbiamo trovare - evidenzia Conte - tutto il nostro coraggio e la nostra forza. Abbiamo grandissime potenzialità, solo che dobbiamo mettere il Paese in condizione di recuperare un deficit strutturale che ci ha fatto negli ultimi anni muovere al di sotto della media europea per quanto riguarda Pil e produttività».

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