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Supercondono sui capitali all'estero. Ecco l'asso nella manica di Colao

Le risorse recuperate in questo modo potrebbero finanziare la ripresa economica

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Continuano a emergere alcuni punti del piano che la task force guidata da Vittorio Colao ha consegnato al premier Giuseppe Conte. Uno dei punti più sorprendenti è l'ìpotesi di un condono per far rientrare i capitali dall'estero e, con essi, finanziare la ripresa economica dopo la crisi dovuta al Coronavirus.

"Favorire l’emersione attraverso opportunità di Voluntary Disclosure ai fini della regolarizzazione, prevedendo un meccanismo di sanatoria e incentivazione riducendo contribuzione cuneo fiscale, nonché sanzioni in caso di falsa dichiarazione o mancato perfezionamento delle procedure di emersione". È quanto si legge indicazioni contenute dal piano Colao.

"Sul piano della premialità, favorire la dichiarazione di lavoro nero, prevedendo: da un lato un meccanismo di sanatoria, per il pregresso, sulla scorta di quanto previsto nel decreto rilancio per l’emersione del lavoro irregolare degli immigrati in alcuni settori; dall’altro, un periodo medio di riduzione contribuzione e cuneo fiscale su retribuzione - spiega - Condizionare concessione benefici economici per sostegno imprese ad autodichiarazione, a valere quale autocertificazione assimilata a quelle di cui all’art. 46 DPR n.445/2000, in ordine alla assenza di lavoro nero, ovvero, con dichiarazione di emersione dei lavoratori irregolari presenti, con impegno ad avviare la procedura di emersione. Sul piano sanzionatorio, in caso di falsa dichiarazione, con accertamento della presenza di lavoro nero, ovvero di mancato perfezionamento della procedura di emersione per i lavoratori dichiarati, revoca dei benefici non ancora concessi o pervenuti, obbligo di restituzione di quelli già percepiti, con interessi, oltre alla sanzione penale per falsa autocertificazione nel primo caso. Naturalmente il tutto in aggiunta alle ordinarie sanzioni previste per l’accertamento del lavoro nero".

Per stimolare la ripresa post-Covid rafforzando «il sistema Paese e la competitivà» dell’economia italiana bisognerebbe puntare sul "re-shoring", ovvero «incentivare il re-insediamento in Italia di attività ad alto valore aggiunto e/o produttive» ad esempio «tramite decontribuzione dei relativi lavoratori, incentivi agli investimenti produttivi, maggiorazione ai fini fiscali del valore ammortizzabile delle attività rimpatriate». È questa un'altra delle indicazioni fornite nel rapporto della Task Force Colao consegnato al governo, in cui si segnala come questo « rientro di linee di produzione di fascia alta» - anche con «la crescita di distretti produttivi ad alta specializzazione» avrebbe come beneficio quello di contribuire «in modo significativo all’accrescimento del gettito erariale e all’incremento del prodotto interno lordo, generando altresì un impatto positivo in termini di occupazione». Il testo segnala la necessità di una «certezza fiscale dei valori in ingresso» ma anche di un «dialogo preventivo con l’autorità fiscale su tematiche specifiche di fiscalità diretta ed indiretta». Questo processo potrebbe essere favorito dalla «istituzione di un’Agenzia statale unica competente a gestire tutte le pratiche legate al reinsediamento».

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