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Il bluff dei premi ai medici

Antonio Sbraga
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Da acclamati «eroi» a reduci in disarmo in men che non si dica: l’Italia «non è un paese per medici», come avverte ora, con malcelato disincanto, la Federazione nazionale degli Ordini dei camici bianchi (Fnomceo). Eppure sono stati ben 167 i caduti nella trincea anti-Covid. Dove spesso sono stati mandati «in guerra medici a mani nude e tutto il personale sanitario con le scarpe di cartone e senza elmetto», come ha protestato in questi mesi di pandemia la Fnomceo di Roma. Con l’avvio della Fase 3 dovevano arrivare anche le promesse risorse economiche per la «premialità Covid-19» annunciata dal Governo nel Decreto «Rilancio». Ma, sul tavolo verde, è arrivato anche qualche bluff: «perché queste risorse sono assegnate, purtroppo - denuncia il segretario nazionale di Anaao Assomed, Carlo Palermo - in modo indistinto tra dirigenza medica e sanitaria e comparto. Questa infelice scelta sta determinando in alcune Regioni, come Veneto e Piemonte, conflitti tra le categorie. Con una pervicacia degna di altri fini, ci si ostina nel non riconoscere le differenti condizioni di esposizione al rischio biologico e le differenti durate di esposizione sia per il personale della Dirigenza Sanitaria che per quello del Comparto Sanità. Si tratta – conclude Palermo - di un vero e proprio schiaffo rifilato a quei volti che abbiamo visto su tutti i media segnati dalla stanchezza, dalla sofferenza e dalle lesioni cutanee determinate dall’uso prolungato delle maschere protettive. Non siamo più “eroi”, non siamo più “angeli”. La tanto sbandierata riconoscenza per la nostra generosità, lo spirito di servizio e l’abnegazione, passata...

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