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La partita Generali è ancora da giocare

Angelo De Mattia
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Qualcuno vorrebbe addirittura che la normativa in via di completamento sul «Golden power» – che dà al Governo poteri impeditivi, ricorrendo determinati presupposti, anche per operazioni riguardanti banche - venisse applicata alla progettata iniziativa di Leonardo Del Vecchio, con la Delfin, per salire in Mediobanca da circa il 10% al 20% , operazione per la quale il patron di Luxottica ha chiesto l’autorizzazione della Vigilanza unica per il tramite della Banca d’Italia. La ragione starebbe nel sospetto - del quale non si fornisce alcun indizio - che dietro l’iniziativa di Del Vecchio si nascondano mani francesi e, dunque, che in tal modo si metterebbe in pericolo l’italianità di Mediobanca e, soprattutto, l’italianità di Generali di cui l’Istituto di piazzetta Cuccia, con circa il 13%, è il primo azionista.

 

L’iniziativa di Del Vecchio, che già ora è il primo azionista di Mediobanca, era, in effetti, da tempo preannunciata. Essa, nelle dichiarate intenzioni, muoverebbe proprio dall’intento della difesa e dello sviluppo del polo finanziario-assicurativo italiano. Del Vecchio ha risorse disponibili per oltre 20 miliardi per cui non può dirsi che egli debba ricorrere all’aiuto altrui o comunque a un’alleanza per una tale operazione. Del resto, fra i critici domina la tesi della protezione dell’italianità di Mediobanca e, soprattutto, di Generali, dimenticando la presenza francese da tempo nell’assetto proprietario dell’Istituto di piazzetta Cuccia. Fra tali critici vi è anche chi, a suo tempo, criticava il Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, per essere un difensore dell’italianità, quando, invece, Fazio aveva semplicemente l’intento di mettere le banche italiane nella condizione di competere ad armi pari con quelle europee. L’opera svolta sotto quel governatorato per la riorganizzazione, il consolidamento e il rilancio del sistema bancario è nota. Si affiancò alla politica monetaria che stroncò l’inflazione e le relative aspettative, tra l’altro, riducendo i differenziali btp-bund tedeschi da 700 punti base al di sotto dei 200. Ora, poiché fa comodo, ci si converte sulla via di Damasco dell’italianità e si prospetta il pericolo di «Hannibal ante portas». Occorrerebbe, invece, stare seriamente alle regole e ai fatti.

Delfin ha presentato, come si è detto, la richiesta di autorizzazione. Sarà la Vigilanza che valuterà accuratamente gli intendimenti e il progetto per l’esercizio della rafforzata partecipazione, cominciando dalla chiarezza, trasparenza e correttezza dell’impiego a tal fine delle risorse, dai criteri e dai requisiti che si impongono non solo per i componenti gli organi aziendali di una banca ma anche per gli azionisti - il vincolo «Fit and proper» - da come tutto ciò si riflette sulla stabilità e sulla sana e prudente gestione per la tutela del risparmio, dal collegamento con il Leone di Trieste. Attendere il pronunciamento della Supervisione bancaria e quella della Consob per i profili riguardanti gli investitori, i risparmiatori, il mercato, è il modo corretto per evitare dietrologie e strumentalizzazioni di alcune parti fino a negare che si tratti - non si capisce il perché – di un’operazione di mercato. Come accennato, la stabilità è un interesse precipuo della Vigilanza e, più in generale, della protezione del risparmio: ciò esclude che possano aprirsi varchi a presunte mire di altri soggetti attraverso un immaginario «cavallo di Troia» cui, come si è detto, non mancano affatto risorse, insieme con esperienza e capacità. Quanto alle Generali, è da molti anni che sarebbe stato opportuno rafforzarne il capitale anche per poter competere meglio con primarie imprese assicurative, quali Allianz ed Axa.

Il cordone che lega il Leone a Mediobanca deve poter rendere agevole un irrobustimento patrimoniale. Progetti chiari, solidi - che riguardino anche l’assetto statutario di Delfin - costituiscono il modo per smentire illazioni fondate, almeno per quel che fin qui viene rappresentato, su eventi massimamente ipotetici che si potrebbero prospettare per qualsiasi operazione della specie. Mediobanca non è da tempo più quella dell’epoca cucciana; non è più la stanza di compensazione del debole capitalismo italiano, né il medico curante di società con acrobazie finanziarie, patti di sindacato, assetti piramidali, scatole cinesi. L’Istituto ha comunque i presupposti per evolversi ulteriormente e con ancora maggiore efficacia. Considerazioni analoghe, fatte le dovute distinzioni, possono farsi anche per le Generali. Un forte, consolidato polo italiano finanziario e assicurativo che garantisca stabilità e rinnovata capacità propulsiva e operativa è precipuamente nell’interesse del Paese. Se l’iniziativa di Del Vecchio assicura un tal approdo perché dovrebbe essere preventivamente ostracizzata? 

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