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Coronavirus, Nicola Zingaretti racconta la malattia a Giletti: cosa mi è successo col Covid

Giada Oricchio
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A "Non è l'Arena, il talk domenicale di Massimo Giletti, su LA7, Nicola Zingaretti racconta per la prima volta i giorni della malattia dopo il contagio da Covid-19: "Non ne abbiamo mai parlato in famiglia". Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, confida a Massimo Giletti lo stato d'animo e la paura provata dopo aver scoperto di essere positivo al Coronavirus. Il giornalista gli chiede come la famiglia ha vissuto la malattia e Zingaretti appare sorpreso: "Mi colpisce questa domanda perché proprio l'altra sera a cena con i miei due figli e mia moglie abbiamo riflettuto sul fatto che non ne avessimo mai parlato. Ho saputo che in quei 26 giorni non hanno guardato la televisione, erano i giorni più terribili, quelli dei bollettini giornalieri. Io non ho mai guardato i telegiornali perché i dati erano tragici e ho preferito non sentire. Io per fortuna non ho mai avuto bisogno dell'ossigeno, ma per 4-5 giorni è stato drammatico. La febbre si alza improvvisamente da 37 a 39 e senti difficoltà a respirare, ti manca l'aria. Chiami l'Asl e ti dicono che non c'è cura. Lì realizzi. Vieni proiettato in una dimensione di incertezza, ancora oggi ne sono segnato. Ho sviluppato un'intolleranza agli sgambetto della politica, alle liti politiche". Zingaretti ha rivelato di aver capito che qualcosa non andava perché ogni anno fa il vaccino antinfluenzale: "Faccio il vaccino da 7 anni e quella sera quando mi sono accorto che era salita la febbre, ho intuito subito che ero stato contagiato. L'ho scoperto così. Per questo dico che è importante rendere obbligatorio il vaccino per gli over 60. È accaduto qualcosa mai successo prima, dobbiamo imparare la strada. Mascherina, lavarsi le mani e il distanziamento sociale sono fondamentali. Due cose sono importanti: sapere quali test seriologici sono validati e rendere obbligatorio il vaccino antinfluenzale".  Per approfondire leggi anche: Zingaretti fa pure lo stilista Sulla visita a Papa Francesco, Zingaretti afferma: "Ho voluto ringraziarlo per quella messa da solo a Piazza San Pietro, era vuota, ma ci faceva sentire uniti. E poi abbiamo convenuto che la politica non può fare finta che non ci sia stato il Covid. Basta polemiche, Meloni, Salvini se hanno idee le mettano in campo. Non facciamo slogan, aiutiamoci davvero, ci sarà bisogno di tutti per rilanciare l'Italia. Ora dobbiamo investire su formazione e conoscenza. Arriverà una crisi sociale drammatica, ci saranno famiglie che non potranno permettersi i libri per i figli. Noi dobbiamo investire e fare politiche nuove. Come presidente del Lazio mi impegnerò in questo senso". Massimo Giletti vira sulla politica e sulla fiducia di Matteo Renzi al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e il governatore cerca di restare sulla concretezza della crisi economica: "Abbiamo milioni di imprenditori che non rialzeranno la saracinesca, su tutto deve prevalere la priorità di dare un futuro al Paese, è indispensabile una strada comune, per questo sono contento che Renzi e Italia Viva abbiano votato la fiducia a Bonafede. Quello che ha detto Di Matteo era forte e sofferto, ma un Ministro non si può dimettere per le dichiarazioni di un giudice del Csm". Zingaretti però si dice d'accordo sulla riforma del Csm: "Il caso Palamara è frutto anche di una mancata riforma. In tempi rapidissimi occorre farla". Infine sul ritardo della CIG, Zingaretti si limita a dire: "Posso dire solo scusate. Il cattivo funzionamento è evidente, dobbiamo voltare pagina. Dobbiamo investire su digitalizzazione e buona amministrazione".

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