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Coronavirus, italiani divisi sulla Fase 2. Masia: il conto al premier lo porterà la crisi

Parla il direttore di Emg Acqua Fabrizio Masia: "Italiani divisi. Nel pieno dell'epidemia i consensi salgono, il difficile viene dopo"

Massimiliano Lenzi
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Ma se il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, stando alla maggior parte dei sondaggi diffusi dai media italiani, viene dato  con i consensi ancora maggioritari, per quale ragione il premier in questi giorni va sottolineando che “non è suo dovere seguire il sentiment dell'opinione pubblica”? O ancora, come ha spiegato di recente, rivolto agli italiani: “Mi rendo conto che molti di voi dopo varie settimane di rinunce e di privazioni vorrebbero un definitivo allentamento delle misure, delle restrizioni, delle raccomandazioni. Possiamo  quindi anche reagire negativamente in questa fase, potremmo affidarci al risentimento, alla rabbia, a ricercare un colpevole. Potremmo prendercela con chiunque ci capiti a tiro, in famiglia, con i familiari, in Europa, con il governo, con i politici”. Queste parole non vi sembrano in  contraddizione rispetto appunto al sentiment rilevato dalla maggior parte dei sondaggi sull'opinione pubblica? È una domanda che abbiamo rivolto a Fabrizio Masia, direttore EMG Acqua, che in questa intervista parla anche dell'Italia e degli italiani al tempo del coronavirus. “La premessa - spiega Masia - è che, come la maggior parte di tutti quelli che vivono nel mondo della politica o la fanno in prima persona, tutti dicono che non seguono il consenso, non seguono il sondaggio ma poi come è normale che sia, visto che i sondaggi danno un po' quella che è la temperatura degli italiani verso le indicazioni di voto, alla fine tutti ci danno un'occhiata ai sondaggi”. E la realtà del consenso di Conte rispetto agli italiani quale è? “La realtà, almeno sulla base delle mie informazioni, per quanto riguarda Conte è che c'è stato un generale apprezzamento, almeno di due italiani su tre, per quello che è stato uno dei due grandi temi della emergenza: la modalità con cui è stato affrontato il tema dell'emergenza sanitaria, anche in termini di comunicazione. Tutto sommato l'idea che si sono fatti gli italiani è che c'è stata una capacità di tenere insieme la comunità nel cercare di fronteggiare questo comune nemico, che non è ancora debellato, ma in qualche modo è stato gettato al di là della trincea. Mentre ci sono grandi dubbi e grandi perplessità....”. Perplessità? Su cosa? “Sulla modalità con cui Conte ed il suo governo hanno iniziato ad affrontare quella che è l'altra grande dimensione, che forse è ancora più grave: cioè l'emergenza economica. Che poi si trasferisce nel grande problema sociale. Per cui è evidente che: primo, tutti coloro che han fatto richiesta dei 600 euro li hanno percepiti in ritardo e con tutti i problemi che ci sono stati. Due: il tema delle partite Iva e delle attività che sono in gravissima crisi, il 13% del Pil turistico, il grande mondo della ristorazione, dei locali. Tre: a cascata tutte le altre attività produttive. È chiaro che tutto il mondo economico in questo momento è in grande sofferenza. Da un sondaggio che ho fatto l'altra settimana, il 54% degli italiani ha detto di avere in questo periodo meno soldini o tanti soldini in meno. Al di là di chi percepisce un reddito fisso, come i pensionati o chi ha delle rendite, per il resto è chiaro che tutto il mondo del lavoro, o una grande parte, ha sofferto pesantemente. Per cui rispetto a Conte c'è una sostanziale promozione per quello che ha fatto in termini di politica sanitaria e c'è una bocciatura rispetto per quello che riguarda il mondo economico”. Se ne deduce che? “Per quel che mi riguarda ciò che emerge è che l'elettorato italiano si spacca a metà. Chi tende a promuovere Conte, chi tende a criticarlo dicendo, ‘si poteva fare prima' e, rispetto ad oggi, ‘si poteva fare molto di più'. Siamo su un crinale. Se lo sviluppo successivo della situazione farà vedere che ci sarà una ripresa economica sostanziale o comunque una tenuta sotto controllo ed un contenimento dei contagi sarà evidente che la linea scelta da Conte e dal governo darà dei risultati e quindi è legittimo pensare che possa rafforzarsi. Se invece ci dovesse essere una situazione diversa, con magari l'indice di contagio che aumenta e congiuntamente una non ripresa dell'economia, con un impoverimento della popolazione - e senza che il grande male sia stato debellato - allora sarà chiaro che la sconfitta di Conte potrebbe essere conclamata. È chiaro che si tratta di una situazione molto difficile, siamo su un crinale”. La libertà personale: gli italiani sono ancora disposti a sopportare restrizioni? “Di fronte a domande del tipo, ‘tu sei disposto a sacrificare la tua libertà personale per delle  videosorveglianze aumentate?', con telecamere sparse in città, per aumentare la percentuale di coloro che dovevano restare chiusi in casa. Od a domande come ‘tu sei disponibile ad un tracciamento ed un controllo?', c'è sempre stata grande disponibilità degli italiani. Poi monitorando la percezione, vediamo che la maggioranza della popolazione si è trasformata e  da un senso di paura ed inquietudine si è passati,  come dire, ad una specie di forma psichica conclamata tra chi è fortemente impaziente e chi si sta deprimendo. Perché è chiaro che a fronte di questa sorta di prigionia obbligata il rischio è che i sentimenti oscillino tra impazienza e depressione”. Proviamo a spiegare meglio? “Per semplificarla: chi ha uno sguardo rivolto al futuro ha l'ansia e chi lo ha rivolto al passato è depresso. Ed alla fine laddove non si lavora il rifugio è diventato l'aumento del ritorno a guardare la televisione, alcuni magari leggono libri, in un quadro di inerzia che si spera prima o poi possa finire, per ripartire”. Siamo un popolo rassegnato? “Non direi. C'è una voglia, come sempre, di trovare delle soluzioni per ripartire. Lo si vede  anche empiricamente da quante soluzioni creative gli italiani stanno cercando per la ripartenza delle attività produttive. Con trovate ingegnose. Il cervello sta continuando a lavorare, ci si rende conto che occorre andare avanti perché senza una economia che funzioni non arriverà certo un elicottero a buttare moneta per salvarci”. Un'ultima cosa: la fiducia degli italiani nell'Europa come sta? “È precipitata. Crollata a tutti i livelli, sia per quanto fatto dall'Europa per aiutarci nella  emergenza sanitaria, sia per quanto fatto per aiutarci economicamente. Vero o falso che sia la percezione che è passata tra gli italiani  è che aiuti concreti, mascherine, soldi e il resto, ne siano arrivati davvero pochi”.

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