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Coronavirus, da oggi si cambia vita in tutta Italia

Contro l'epidemia il governo passa alla linea dura: bisogna restare chiusi in casa. Le norme valgono per ciascun singolo comune

Franco Bechis
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Tutta Italia dal 10 marzo è in libertà vigilata. Ieri sera Giuseppe Conte ha annunciato l'estensione all'intero territorio nazionale del decreto 8 marzo che riguardava la sola Lombardia e alcune province del centro Nord Italia. E' una sola zona arancione, che non vieta gli spostamenti ma li consente all'interno di ciascuna provincia per ragioni di comprovata necessità. Ci vorrà ancora forse un giorno per capire nel dettaglio che cosa questo voglia dire. Ma nella sostanza ci si può muovere per andare a lavorare, perché non chiudono né aziende né uffici e resta in funzione proprio per questo il trasporto pubblico locale. Si può andare all'interno della propria provincia a fare la spesa nel negozio di fiducia e anche nel supermercato, ma verranno con ogni probabilità chiusi gli ipermercati e i centro commerciali (di sicuro nel week end per evitare quel tipo di scampagnata collettiva, e in tutti i festivi e prefestivi non potranno tenersi mercati di qualsiasi tipo). Ci si può muovere sempre all'interno della provincia o città metropolitana anche per altre comprovate necessità che si dovranno auto certificare con una dichiarazione veritiera (altrimenti si rischia la denuncia penale): consentito andare dal proprio medico, ovviamente in farmacia o in visita a familiari non conviventi che abbiano necessità di qualunque natura. Più dubbio portare in giardini e parchi i bambini piccoli: sono comunque vietati gli assembramenti di ogni natura. Sono misure pesanti, anche se difficilmente controllabili. Come già si vede in queste ore a Milano e in Lombardia non si può riempire le vie di posti di blocco per controllare la gente che si muove, né fare perdere ore con le autocertificazioni a chi ad esempio deve andare al lavoro. Per questo c'è chi chiede (gran parte delle opposizioni) un restringimento ulteriore trasformando l'Italia intera in una zona rossa simile a quella sperimentata a Codogno fino all'8 marzo. A me sembra che già i provvedimenti in vigore da questa mattina facciano capire a chiunque abbia un po' di sale in zucca la drammaticità della emergenza, e che a poco servano zone arancioni, rosse o nere se non scatta il senso di responsabilità di tutti i singoli cittadini. E' chiaro che questa coscienza non ci fosse in gran parte degli italiani che abbiamo visto fotografati e ripresi nell'ultimo fine settimana su campi da sci, spiagge, vie della movida affollati come non fossimo in mezzo ad alcuna emergenza. Capisco la scarsa credibilità della attuale classe dirigente, ieri ho sottolineato il comportamento non responsabile che ha avuto chi era a fianco del primo contagiato della politica, Nicola Zingaretti. Ieri a Roma il solo sospetto di un contagio ha costretto all'isolamento tutti gli abitanti di un palazzo, mentre nelle istituzioni e nei palazzi della politica ognuno continua a comportarsi come meglio crede salvo poi tirare le orecchie agli italiani che sgarrano. Gli esempi che vengono dall'alto non sono il massimo, e non aiutano a rispettare regole né lasse né ferree, ma l'urgenza c'è e purtroppo arriva dal drammatico incremento della contabilità dei malati e dei morti che in questo momento pongono l'Italia in testa a tutte le classifiche mondiali (anche in Cina dove i numeri complessivi sono più alti, il virus sta arretrando). Ma quando la classe dirigente fa un po' acqua, la responsabilità dobbiamo prenderla in mano noi cittadini. Per tante colpe di chi ci ha governato in questi anni non abbiamo un servizio sanitario all'altezza della situazione, e vi racconteremo iniziando qui dal Lazio nei prossimi giorni chi e perché ci ha ridotti in questo stato. Non si può però cambiare la realtà in tempi così rapidi, e presto (in alcuni ospedali sta già avvenendo) rischiamo di trovarci all'interno di una stessa famiglia ad implorare di salvare la vita a un nonno o a una nonna, a un marito o a una moglie, a un figlio o a una figlia, perché per tutti non ci sarà posto nei ricoveri specializzati. Una prospettiva mostruosa, che con ogni sforzo dovremmo evitare. Chi crede con la preghiera (è drammatica la chiusura delle chiese che mai era avvenuta nella storia), tutti cercando di aiutare con il proprio comportamento la diffusione del virus. Sarà difficile, ma possiamo affidarci e provare a farcela. Forza! Per approfondire leggi anche: Tutta Italia diventa zona rossa: ecco il decreto "io resto a casa"

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