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Palazzo Chigi era un nido di vipere

Nel giorno delle sue dimissioni Conte svela in Senato tutto il suo disprezzo per Salvini. Finisce malissimo l'era gialloverde

Franco Bechis
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Fa quasi sorridere pensare che nei giorni della nascita del governo gialloverde il suo simbolo divenne un murales apparso a pochi passi dai palazzi della politica di Roma, che ritraeva il famoso bacio fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ascoltato ieri il passo d'addio di Giuseppe Conte in Senato prima della sua salita al Quirinale per rassegnare le dimissioni, abbiamo scoperto che la verità era quella esattamente opposta. A Palazzo Chigi si era insediato un nido di vipere, e da mesi e mesi si covavano rancori, dispetti e perfino disistima l'uno nei confronti dell'altro, altro che armonia, amicizia, rapporti personali prima ancora che politici come la propaganda aveva fatto filtrare. Conte ieri ha tirato fuori tutto il suo personale rancore nei confronti di Salvini, con accuse puntute, colpi sotto la cintura, umiliazioni subite in segreto e dispetto covato per lungo tempo. Non giudico il contenuto delle accuse, né il puntiglio con cui il premier le ha messe finalmente in piazza. Ha fatto sorridere un po' il tono composto con cui venivano dette cose terribili, rivolte senza sarcasmo «all'amico Matteo» e «agli amici della Lega». È sembrato di tornare indietro di decenni, perché «amici» sempre e inderogabilmente si chiamavano fra loro i democristiani nel momento in cui si accoltellavano alle spalle. Non ha avuto tutti i torti Salvini nel replicare, usando... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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