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Faide, scissioni e vendette Il Pd ha poco da festeggiare

Oggi il decennale tra assenti illustri e malumori. Così il sogno del «partitone» unico è naufragato tra le correnti

Daniele Di Mario
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Tanti auguri, Partito democratico. Dieci anni fa nacque la casa dei riformismi di centrosinistra, un partito in grado di accogliere le culture politiche della Costituente e di allargarle alle nuove realtà di sinistra nate nella Seconda Repubblica dalle ceneri della Prima. Dentro ex comunisti, socialisti, democristiani di sinistra, laici e radicali. Un partito fondato su due caratteristiche principali:la vocazione maggioritaria e l'investitura plebiscitaria del suo segretario Walter Veltroni, allora sindaco di Roma, incoronato al Lingotto il 14 ottobre 2007, che oggi al Teatro Eliseo di Roma aprirà la festa per i dieci anni democratici. In questo lasso di tempo, il Partito democratico ha bruciato cinque segretari, quattro presidenti del Consiglio e ha visto alcuni cofonda- tori abbandonare il partito per impraticabilità del campo, per cambio di ragione sociale o per esaurimento di progetto politico. Gli addii sono stati tanti e illustri: Francesco Rutelli - da leader della Margherita e ministro della Cultura, ritenuto a ragione il vero cofondatore del Pd - Massimo D'Alema, Pier Luigi Bersani, Guglielmo Epifani. Negli ultimi due casi, si tratta di ex segretari che hanno... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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