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Silvio, addio a Monti: «Non unisce i moderati»

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Il no dopo le parole di Casini che gli davano del populista: «Questo chiude ogni possibilità»

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Damercoledì scorso è andato in televisione tutte le sere, con interviste, interventi, presentazioni di libri e vertici del Ppe. Il segnale, chiarissimo, che è in campagna elettorale e che sta gettando in campo tutto il suo peso per catturare voti a favore del Pdl e far salire il partito nei sondaggi. Di sicuro quello che si è presentato ieri sera nel «salotto» di Bruno Vespa a «Porta a Porta» non è un Berlusconi che pensa di condurre la campagna elettorale in posizioni di retroguardia. E neppure che ha intenzione di rinunciare a guidare il partito. Anzi, ha chiuso, forse definitivamente, la possibilità che Monti sia il leader dei moderati. Il pretesto è stato una frase di Pier Ferdinando Casini: «Sono così persuaso che Berlusconi sia un leader populista, che nulla ha a che fare con i moderati europei, che se non facessi il tifo per Monti, riterrei moralmente doveroso presentare la mia candidatura per evitare all'Italia nuove disavventure». Parole che hanno spinto Berlusconi ad alzare il tiro. E a sbarazzarsi della candidatura del premier: «Ho offerto a Monti di ritirarmi se fa il federatore dei moderati, ma quello che dice Casini oggi mette fine a questa possibilità. Ho stima di lui e può essere un'ottima riserva della Repubblica. Magari per essere Capo dello Stato, ove vincesse Bersani. O ancora, se Bersani portasse il Paese rovinosamente alla crisi, Monti potrebbe gestire un'altra situazione di governo per salvare il Paese. Oppure potrebbe essere chiamato tra qualche tempo come presidente della Commissione europea oppure del Consiglio dei capi di Stato e dei ministri». Insomma, ha concluso, «davanti a lui non ci saranno posizioni di parte né di particina». Un «no» che invece prima delle parole di Casini era ancora un «ni»: «Se Monti dovesse sciogliere la riserva e candidarsi per unire tutti i moderati, io ne sarei felicissimo – aveva spiegato – Avrebbe sotto di sè il Pdl che è sempre stato leale nei confronti di questo governo, perché non l'abbiamo mai sfiduciato. Non abbiamo mai votato contro l'esecutivo». Ma nello studio di Bruno Vespa Berlusconi ha rispolverato per tutta la durata delll trasmissione una strategia di attacco a tutto campo. Ha snocciolato cifre, spiegato come intende ridare fiato a un'Italia in piena recessione – anche togliendo l'Imu sulla prima casa – chiesto di dare più poteri al Banca centrale, ha dato un giudizio sferzante su Fini e Casini: «Sono veramente delle persone orride, anche peggio, orridissime». «Gli italiani si sono stancati di me? – ha risposto sorridendo alla domanda di Bruno Vespa – Lo vedremo con il voto». «Avete bisogno di me – ha ribadito – E quindi non mi astengo quando sento il dovere di portare soccorso a chi ha bisogno. Ho avuto inviti pressanti da molti. Chi ha del sale in zucca non può tirarsi indietro per aiutare il Paese a non cadere nel baratro». E alla domanda di Vespa se fosse così sicuro di vincere ha risposto nuovamente con un sorriso: «Dipende dalla quantità di ore televisive che potrò avere. Nel mese di novembre il Pd ha avuto ben 124 ore. Io ho una montagna di motivazioni da far valere prima del voto, la par condicio è lontana perché la campagna elettorale è al di là da venire. Comunque punto al 40% riprendendomi tutti gli elettori del 2008». Ma è stato anche un Berlusconi che non si è arreso alla possibilità di recuperare la Lega nell'alleanza con il Pdl. Prima di tutto in Lombardia e poi a livello nazionale. Anche se il Carroccio continua a rifiutare qualsiasi alleanza che debba passare dalla candidatura dell'ex premier. Almeno a livello ufficiale, perché poi sottovoce in molti fra i leghisti danno per certo l'accordo. «Io penso che la Lega sarà insieme a noi nel rassemblement dei moderati, ne sono sicuro, la Lega ci sarà – ha rilanciato – E nel caso contrario, sarebbe illogico e disastroso. Una Lega da sola, una Lega fuori non avrebbe più senso e anche i suoi elettori non darebbero il loro voto a un partito che non conta nulla». Ma stavolta Berlusconi è entrato anche nei «numeri» delle sue proposte. Come quella di togliere l'Imu almeno sulla prima casa. «La casa è sacra. Non si tocca: è il pilastro su cui ogni famiglia deve poter costruire il proprio futuro. E per questo ribadisco che la prima casa non va colpita da imposizioni. Leverò l'Imu coprendo i 3,8 miliardi: 1,8 reperiti con una tassa dai giochi pubblici; 1 miliardo con l'aumento dell'accisa sui tabacchi lavorati; 241,2 milioni con l'aumento delle imposte sulla produzione di birra e prodotti alcolici; 500 milioni con il riordino dei trasferimenti alle imprese; 258,8 milioni come addizionali sui diritti di imbarco, ovvero con 4 euro a passeggero». Ma il Cavaliere è riuscito a scatenare anche una polemica a distanza con il presidente dei Popolari europei Wilfried Martens. «Non è stato il Ppe a invitare Monti alla guida di un rassemblement europeo – ha detto – ma sono stato io a chiedere di invitare Monti per evitare che vinca la sinistra». E quando, poco dopo, proprio Martens ha smentito quella ricostruzione, il Cavaliere ha replicato così: «Evidentemente non vuol far vedere di essere stato influenzato da me. È una scusa per gli altri colleghi». Spazio infine anche alla vita sentimentale. Per la ex moglie, Veronica Lario – «Penso che sarà un divorzio consensuale» – e per l'attuale fidanzata, Francesca Pascale: «È una ragazza con una forza d'animo incredibile e di principi morali saldissimi. È uno stimolo ad impegnarmi per il Paese».

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