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Richiama la società civile, rilancia la necessità delle riforme, sprona i cittadini a non farsi irretire dal populism

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Ma,soprattutto, «incoraggia» Monti. Luca Cordero di Montezemolo non scioglie il nodo della sua candidatura ma conferma l'impegno politico. Il leader di ItaliaFutura teme che, se alle elezioni non ci sarà un'alternativa politica, offerta dal presidente del Consiglio Monti, l'Italia torni ad essere quella del 1994. «Credo - ha detto - che sia fondamentale coprire uno spazio politico riformista, popolare, democratico, liberale, di cultura europea, per evitare che, paradossalmente, si possa rischiare di avere un'Italia come quella del 1994, dove al posto di Occhetto, con tutto il rispetto per le persone, c'è Bersani, ma all'insegna del tutto cambi perché niente cambi». L'ora delle scelte definitive deve ancora arrivare. Se il premier dovesse candidarsi, allora il presidente della Ferrari avrebbe di fronte un'autostrada. Per ora snocciola alcuni punti che, ripete, dovrebbero riempire l'agenda del prossimo governo. Un elenco che ha l'aspetto di un programma elettorale. «La patrimoniale serve», dice a un convegno all'Ispi, su «Italia e politica internazionale. Nuove responsabilità o rischio di marginalizzazione». Ma, precisa il presidente della Ferrari, «bisogna farla sullo Stato. Ha tantissime proprietà, un patrimonio enorme. In parte lo deve vendere, privatizzare. Questo sarebbe un modo per generare risorse e poter investire». Sul fisco Montezemolo fa un ragionamento che tira in ballo anche i fondi ai partiti, se la prende soprattutto con quei movimenti che pur non esistendo più da anni continuano a ottenere finanziamenti. Inoltre richiama la necessità di una piena trasparenza, per fare in modo che tutti sappiano come vengono spesi i soldi dei cittadini. «È giusto - dice il patron di ItaliaFutura - che chi ha di più paghi di più. Mi sta bene. Ma a due condizioni, e cioè che per primo sia lo Stato a fare i sacrifici che chiede ai cittadini; e poi che spieghi chiaramente dove vanno a finire i soldi che versiamo. Cosa fanno delle nostre tasse. Perché se vanno a finanziare i partiti morti, per esempio, a me non sta bene». È il ragionamento che fanno, secondo il presidente della Ferrari, anche i «lavoratori che si trovano il 50% di tasse in busta paga, ma poi gli si dice che non ci sono asili, o servizi. E allo stesso tempo leggiamo magari di mega finanziamenti a partiti». Piuttosto, dice ancora Montezemolo, l'Italia dovrebbe tornare a investire su turismo e cultura e attrarre investimenti dall'estero. Ma in particolare quest'ultimo obiettivo è difficile da raggiungere perché ci sono alcuni problemi: «La certezza delle regole; la burocrazia; i tempi della giustizia civile, in alcune aree, la sicurezza; le relazioni sindacali» che non privilegiano il rapporto tra salario e produttività. Infine, Montezemolo lancia l'allarme: attenzione a «populismo e demagogia». Non fa nomi il presidente della Ferrari, ma spiega: «Questa Italia non merita di essere nelle condizioni economiche e sociali nelle quali si trova. Auspico che la società civile esca dalla tribuna». Serve l'impegno di tutti insomma. «Se non tramutiamo - ha aggiunto - i nostri successi personali in successi collettivi, non facciamo il bene di questo Paese».

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