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Taradash: «Quell'idea era sbagliata e infatti non portò a nulla»

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MarcoTaradash torna con la memoria a quel periodo tra la fine del 1996 e l'inizio del 1997 quando lui, deputato di Forza Italia condusse la sua battaglia, «isolatissimo», contro la legge che destinava il 4 per mille dell'Irpef ai partiti politici. La sua corsa precipitosa, però, si rivelò vana. «Annunciai che mi sarei presentato con le bombe. E infatti mi presentai con un vassoio di "bombe" alla crema comprate da Giolitti. Persi ovviamente la battaglia anche perché tutti erano d'accordo, ma la cosa interessante successe dopo». E sarebbe? «Negli anni che seguirono l'approvazione della legge, chiesi più volte di poter avere il rendiconto di quanti cittadini avevano scelto, nella dichiarazione dei redditi, di destinare il 4 per mille ai partiti. Non ho mai avuto il dato. La mia idea è che quella norma non portò a nulla, infatti nel 1999 ne fecero un'altra in cui il finanziamento prescindeva dalla volontà degli italiani». Oggi, però, Alfano propone un meccanismo simile. «La proposta di Alfano mi sembra ancora meno plausibile di ciò che accadde nel 1997. Allora c'era sfiducia verso i partiti, ma oggi stiamo addirittura peggio. Tra l'altro la tassazione ha raggiunto livelli inaccettabili. Mi sembra che questa idea abbia pochissimo senso». Che fare allora? Anche il sistema dei rimborsi non sembra aver avuto molto successo? «Personalmente sono favorevole ai rimborsi elettorali. Nel 1993, quando la legge venne cambiata, ci fu un periodo in cui i rimborsi coincidevano con ciò che era stato speso. E questo è giustificato. Se fissi un tetto di spesa è giusto che queste risorse siano restituite, ovviamente dietro la presentazione di fatture. Il problema è il finanziamento al di fuori del momento elettorale. Dobbiamo smetterla di pensare che esista una corrispondenza diretta tra i contributi erogati dallo Stato e la diminuzione dell'illecito. L'avidità prevale sempre». Ma così non c'è speranza? «Io credo che la più grande innovazione politico-istituzionale introdotta dai Radicali è stata l'elezione del tesoriere in congresso. Se c'è una competizione, se bisogna "conquistarsi il posto", è chiaro che questo aiuta la trasparenza. Insomma ci sono meccanismi che favoriscono l'onestà e altri che favoriscono la corruzione». Resta il nodo dei finanziamenti. «Occorre facilitare i finanziamenti privati. Purtroppo il nostro non è un sistema di mercato, ma è fortemente condizionato dalla politica. Così, per paura di ritorsioni, gli imprenditori non si espongono. Questo è l'ostacolo vero. Vogliamo ridurre la corruzione politica? Riduciamo la presenza dello Stato che deve essere regolatore e controllore, non gestore». Nic. Imb.

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