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L'Europa promuove l'austerity greca. Ma solo con riserva

Atene approva l'austerity, bagarre nel Parlamento Greco

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Agli inflessibili tedeschi lo sforzo fatto dal Parlamento greco che, domenica notte, ha approvato una manovra lacrime e sangue da 3,3 miliardi tra le proteste e le fiamme, ancora non basta. Il ministro dell'economia tedesco, il liberale, Philipp Roesler lo ha dichiarato senza giri di parole: «Il voto è solo un passo avanti bella giusta direzione». Insomma, l'approvazione dei nuovi tagli va bene, ma non basta per ottenere i 130 miliardi di euro. E a pensarla così, a dispetto delle proteste di piazza che hanno espresso il malessere per misure draconiane, è tutta l'Europa. Che ha promosso solo con riserva l'ok alla manovra, considerata solo una delle condizioni poste dalla Ue per ottenere i nuovi aiuti. Entro domani dunque Atene deve completare i compiti a casa, così li ha definiti il severo ministro delle Finanze, Schaueble, e cioè trovare altri 325 milioni di euro in tagli alla spesa pubblica, mettere nero su bianco l'impegno di tutti i partiti ad applicare il piano, e finalizzare l'accordo con i creditori privati sulle perdite che subiranno con lo «swap» ovvero con la sostituzione dei bond greci in circolazione con nuovi titoli con rendimento «sforbiciato». Se avrà soddisfatto tutte le richieste dell'Ue, l'Eurogruppo di domani sera potrà, solo allora, accendere il semaforo verde ai nuovi prestiti. «Il voto in parlamento è solo una delle condizioni che l'Eurogruppo ha posto alla Grecia prima di sbloccare gli aiuti e sono fiducioso che le altre, tra cui i 325 milioni mancanti, saranno rispettate prima della riunione» del prossimo Eurogruppo, ha detto il commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn. Anche per la cancelliera Merkel Atene ha dimostrato «buona volontà» ma ora i partiti devono assicurare che gli impegni saranno rispettati anche dopo le elezioni di aprile. Già c'è una nuova prova che attende i greci. E cioè che il Parlamento che ha dato il via libera alla stagione di sacrifici sarà rinnovato. Potrebbe non essere un male. Tra gli scranni oggi siedono molti dei responsabili del baratro in cui è arrivato il paese ellenico, e che probabilmente chiusero gli occhi dinnanzi alle operazioni contabili false sul bilancio pubblico per consentire ad Atene l'ingresso nell'euro. C'è un'intera classe dirigente in quell'Aula responsabile dei guai di oggi. Parola agli elettori. Intanto tra chi è rimasto cauto sull'esito del voto greco ci sono i mercati finanziari. Dopo l'iniziale entusiasmo è prevalsa la cautela. I listini del Vecchio Continente hanno preferito attendere le decisione dell'Eurogruppo. In Italia si aspettava una nuova diminuzione degli spread dopo gli incontri del presidente Monti con gli investitori di Wall Street. La grande finanza è sembrata però ancora in fase di studio, pur con qualche spunto incoraggiante: Il Tesoro ha infatti collocato ieri l'importo massimo all'asta dei Bot in programma, 12 miliardi di euro, con rendimenti scesi ai minimi da luglio scorso per i buoni annuali, con un tasso medio al 2,23% (dal 2,735% del collocamento del 12 gennaio). Gli spread hanno chiuso solo in leggero calo, con il differenziale tra Btp e Bund decennale a 367,2 punti base. Intanto, in Grecia, il premier Papademos è già al lavoro per trovare i 325 milioni di euro (la troika Ue-Bce-Fmi voleva mettere mano alle pensioni ma i partiti non hanno voluto), guardando soprattutto al settore della difesa. Per far tornare i conti e ad arrivare ad un rapporto deficit/pil del 120% entro il 2020. E ha bisogno dei 130 miliardi di aiuti europei entro il 20 marzo, quando andranno in scadenza 14,5 miliardi di bond. Di nuovi fondi, oltre ai 130 miliardi, l'Europa per ora non vuole saperne. Un aiuto, secondo la Merkel, potrebbe arrivare dai fondi Ue ancora non spesi che Bruxelles potrebbe liberare dagli attuali vincoli, facilitando il loro impiego. I fondi strutturali riescono ad essere utilizzati solo se il Paese co-finanzia le opere. La Grecia al momento non riesce a mettere la sua parte, quindi la maggior parte di essi, pur disponibili, restano inutilizzati. Per questo la Merkel ipotizza di rendere «più flessibile la loro concessione e annuncia che il vertice Ue» di marzo esaminerà tale possibilità. Ma la grande partita dei fondi strutturali si sta per aprire anche per i futuri stanziamenti e potrebbe essere lo scambio tra Ue e Atene per evitare il collasso sociale della Grecia. L'austerity porterà in dote ad Atene il fatto di restare nell'euro e diventare un paese integralmente «Obiettivo uno» per la recessione introdottta dalla manovra. Una circostanza che consentirà al governo di usare le ingenti somme dei fondi Ue anche per aumentare la coesione sociale. In particolare con un abbassamento delle tasse sui redditi più bassi. Operazione che consentirebbe di rendere il Paese una terra promessa per gli investitori internazionali. Con prezzi dei beni svalutati e salari minimi quasi sottozero. Ma comunque rivalutati grazie alle iniezioni di soldi in arrivo dall'Ue. Un'ipotesi di lavoro che non mancherà di essere messa sul tavolo a Bruxelles quando si deciderà di dividere la torta dei fondi per il 2014-2020.

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