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Monti: sono gli evasori a mettere le mani nelle tasche degli italiani

Il premier Mario Monti alle celebrazioni per il primo tricolore

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Mario Monti si schiera al fianco delle fiamme gialle e attacca gli evasori: "è inammissibile che i lavoratori facciano tanti sacrifici" mentre c'è chi non paga le tasse. Riconosce che bisogna lavorare affinché la pressione fiscale non sia eccessiva e garantisce che vigilerà sui controlli perché siano rispettosi dei diritti, ma non accetta di essere additato come colui che ha messo le mani nelle tasche degli italiani, accusa che invece gli rivolgono il Pdl e il suo predecessore Silvio Berlusconi. Al contrario, scandisce il presidente del Consiglio da Reggio Emilia, se c'è qualcuno che mette le mani nelle tasche degli italiani a danno dei cittadini onesti è proprio chi evade il fisco. Ma non sono gli unici a farlo: per Monti mettono le mani in tasca ai cittadini anche quegli italiani che godono di "rendite di posizione e privilegi", nonostante lo facciano "inconsapevolmente e in buona fede", per colpa di leggi nazionali o locali che non sono state aggiornate e che garantiscono "inciampi alla concorrenza e al mercato". Ecco, è su questi fronti, oltre alla riforma del lavoro, che il governo muovera' i prossimi passi. Lotta all'evasione, liberalizzazioni (che saranno "equilibrate e pragmatiche ma non timide"), battaglia contro la corruzione e rilancio degli investimenti e della crescita saranno tra le misure centrali della fase due, per dare una "scossa" e "sbloccare il Paese, per far saltare i colli di bottiglia che lo rendono lento". Il premier conferma che alcune misure saranno adottate subito, con "interventi urgenti per ottenere risultati immediati nel giro di pochi mesi". Altre misure, invece, avranno un respiro più lungo e "uno sguardo al futuro" e avranno come bussola le nuove generazioni. Ma in cima ai pensieri del premier c'è anche l'Europa e il faticoso lavoro che il governo italiano sta portando avanti per arrivare a decisioni comuni: nel giorno in cui si festeggia il 215° anniversario del Tricolore, la mente di Monti continua ad essere rivolta anche oltre i confini nazionali e all'indomani del faccia a faccia con Sarkozy e in vista del bilaterale con la Merkel, il Professore lancia un nuovo appello, che suona però anche come un avvertimento: "Nessun Paese europeo è tanto forte da poter andare avanti da solo". E' "interesse di tutti un'Europa che sappia garantire la stabilità anche con meccanismi severi". Ma se l'Italia ha già iniziato a fare la sua parte con una "azione eccezionale e coraggiosa", "ora il momento dei compiti a casa e' giunto per tutti". Perché se è vero che il nostro Paese non può farcela da solo, è altrettanto vero che nemmeno l'Europa potrà uscire dalla crisi senza l'Italia che, non va dimenticato, "è uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea". Ma è soprattutto alle polemiche interne che Monti intende rispondere. E come ha già fatto in altre occasioni, il Professore non rinuncia a replicare alle critiche che gli vengono mosse: nel mirino (anche se non ne pronuncia mai né il nome né il cognome) finisce ancora una volta il Cavaliere.   Due i passaggi e le stoccate che Monti riserva al suo predecessore: la prima sulle tasse, la seconda sulla ricchezza degli italiani. E dopo giorni di dure polemiche sui controlli a tappeto a Cortina e in Liguria, Monti chiarisce subito da che parte sta. Quella degli "uomini e delle donne che combattono l'evasione, a loro va il mio ringraziamento e il mio appoggio". Poi, con la consueta ironia, il premier cita l'espressione 'mettere le mani in tasca agli italiani' tanto cara a Berlusconi: "non mi ha mai persuaso - confessa - e comunque è incompleta", perché anche chi gode di privilegi grazie a vecchie leggi che assicurano rendite di posizione mette le mani - chiarisce Monti - nelle tasche di altri italiani. Dunque, prosegue sulla linea dell'ironia ma anche mandando un monito, "il filo conduttore tra la fase uno e la fase due è l'invito a tenere tutti le mani a posto". Poi Monti si toglie un altro sassolino dalle scarpe: l'Italia è ricca come più volte ha sostenuto l'ex premier? L'attuale inquilino di palazzo Chigi non la vede proprio così: è vero che "le famiglie e le imprese italiane sono tra le meno indebitate - ammette Monti - e la ricchezza media è elevata. Ma è per questo che l'Italia dà l'impressione di essere un Paese ricco". In realtà, "ha un pil che cresce ad un ritmo che è la metà della media europea" e un "debito pubblico che è una montagna che può togliere il sonno a chi governa". Il vero problema, secondo il premier, è che negli ultimi anni "abbiamo vissuto di ricchezza interna e di consumi anziché di investimenti". Ed è su questo fronte che il governo inciderà. Infine il lavoro: guardando ai "tanti giovani che non lo hanno", Monti ricorda quanti "danni sono stati fatti dicendo sempre sì ad ogni istanza sociale" per non perdere consensi elettorali ed oggi "chi ancora non vota paga un costo drammatico". Per questo, conclude il premier, il "dialogo sul lavoro nei prossimi giorni dovra' favorire investimenti e occupazione".

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